mercoledì, Febbraio 5, 2025

«La scuola non ha bisogno di un nuovo piano didattico ma di risorse»

IL COMMENTO - Virginia Bagalini, Anita Parrini e Alessia Reggio, studentesse del 4A liceo scientifico all'istituto Filelfo di Tolentino analizzano le proposte del ministro Giuseppe Valditara che ha reso noti i nuovi programmi. Annunciate ieri le materie della seconda prova di esame e la prova di cittadinanza per chi ha il 6 in condotta

valditara
Il ministro Valditara

La prova di cittadinanza per chi ha il 6 in condotta e l’alternanza scuola lavoro necessaria per essere ammessi. Sono le novità della maturità per i ragazzi classe 2006 che inizierà il 18 giugno alle 8.30 col tema di italiano. Gli studenti nella seconda prova affronteranno il Latino al Classico (lo scorso anno era stato il Greco) e Matematica, nuovamente, al liceo scientifico. Da quest’anno l’Alternanza scuola lavoro (ora nota come Ptco, percorsi trasversali per le competenze e l’orientamento) diventa requisito per l’ammissione all’esame – come prevede una norma del 2017, mai applicata – e chi ha il 6 in condotta agli scrutini dovrà portare un elaborato in materia di cittadinanza attiva e solidale assegnato dal consiglio di classe, testo che sarà al centro dell’esame orale. Una novità, questa, introdotta dalla riforma del voto in condotta voluta dal ministro Giuseppe Valditara, che nelle scorse settimane aveva anticipato in una intervista a “Il giornale” le novità che saranno inserite nei programmi scolastici. Ecco cosa ne pensano Virginia Bagalini, Anita Parrini e Alessia Reggio, studentesse del 4A liceo scientifico all’istituto Filelfo di Tolentino.

 

di Virginia Bagalini, Anita Parrini, Alessia Reggio IV A liceo scientifico

La riforma Valditara, la quale dovrebbe volgere al miglioramento e alla modernizzazione del sistema scolastico italiano, sembra piuttosto farlo regredire. Tra le varie proposte il ministro afferma «verrà abolita la geostoria nelle superiori e ridata centralità alla narrazione di quel che è accaduto nella nostra penisola dai tempi antichi fino a oggi». In un mondo globalizzato come quello di oggi vengono richieste in primo luogo conoscenze ampie e complete, ogni ragazzo e ragazza dovrebbe uscire da scuola capace di comprendere cosa gli accade intorno. La realtà in cui viviamo è ed è stata influenzata da culture esterne ai confini della nostra penisola, modificandosi costantemente e sviluppandosi ogni giorno di più.
La riforma cita: «La scuola rimane il perno di un’educazione attraverso la quale si può costruire una società migliore. […] prendere il meglio della tradizione per una scuola capace di costruire il futuro». Come si può costruire un futuro senza conoscere il passato? Piuttosto che ampliare le nostre vedute stiamo chiudendo ogni orizzonte, diminuendo la possibilità di conoscerci: noi siamo le culture con le quali siamo venuti in contatto, noi siamo i popoli che ci hanno dominato, noi siamo parte di un mondo ampio e vario e in quanto tale dobbiamo conoscerlo nella sua interezza e senza pregiudizi per quanto possibile.
Se veramente vogliamo che «La storia diventi la scienza degli uomini nel tempo» come dice Valditara, dovremmo continuare a studiare la storia come materia propedeutica a decifrare comportamenti umani malsani nei confronti della popolazione mondiale, a capire che l’unione di società e culture può essere un bene; non per sminuire il senso di appartenenza alla nostra nazione, ma per portare la stessa a una crescita e un futuro sempre più solido. Tra le altre significative novità della riforma trova posto la lettura di testi classici nelle scuole primarie. Non si vuole mettere in dubbio l’importanza dei poemi omerici o delle letture di Verne e Stevenson, ma questa novità potrebbe provocare un avvicinamento prematuro dei giovani a testi rilevanti e di spessore per la loro crescita culturale e personale. Bambini dai 6 ai 10 anni potrebbero non avere gli strumenti per comprendere e apprezzare opere di un simile calibro, rischiando in tal modo di bruciare le tappe e di creare un ripudio dei ragazzi verso questi testi.
classe-5A-scuola-lorenzo-lotto-recanati_redazione-cm_foto-LB-3-1024x682Proseguendo con le novità previste per le scuole primarie, non è da criticare nemmeno la proposta di avvicinare i ragazzi all’apprendimento di poesie e filastrocche a memoria, metodo che però in molte scuole italiane è già adottato. Infatti, è bene che sia a discrezione dell’insegnante la scelta di far studiare a memoria dei testi in poesia: certamente questo ha dei vantaggi, ma non sempre si rivela produttivo, soprattutto per la tendenza dei bambini a essere fortemente restii allo studio a memoria, ritenuto dalla gran parte un’attività superflua e poco utile.
Il problema e il dubbio più importante, però, sorge dall’invito a leggere la Bibbia: la sua lettura, infatti, dovrebbe configurarsi quale indagine sulle origini cristiane d’Europa, andando a focalizzarsi sia sull’aspetto religioso, sia sull’aspetto storico. È chiaro che la contraddizione principale è proprio quella di proporre la lettura di un testo sacro all’interno di una scuola che nasce come istituzione laica e che permette agli studenti di non avvalersi dell’ora di religione; nonostante ciò, il problema supera le divergenze spirituali a cui questo potrebbe portare. Cosa dovrebbe imparare un ragazzino dalla lettura della Bibbia? Quali valori potrebbe ricavarne e come potrebbe farne tesoro? La lettura di un testo sacro come la Bibbia di certo può risultare utile, ma solo se fatto consapevolmente e volontariamente: il solo imporre il suo insegnamento a scuola è in sé una proposta insensata. È giusto voler indagare e far conoscere le nostre radici anche ai ragazzi, ma la Bibbia non è il modo corretto per trasmetter loro questo insegnamento. La scuola è laica e tale deve rimanere.
Un altro aspetto della riforma Valditara prevede l’introduzione del latino come materia opzionale nelle scuole medie a partire dal secondo anno, una scelta che sarà decretata all’iscrizione a discrezione dei genitori e del ragazzo. È stata dibattuta, ed è tutt’ oggi ancora messa in dubbio, l’utilità del latino, spesso definito come inutile, superfluo, “morto”; ignorando che probabilmente è più vivo di quanto crediamo. Tuttavia, spesso, parlando delle abilità logiche ed indiscutibili che sviluppa lo studio di questa lingua si finisce sempre per tralasciare un aspetto fondamentale: per comprendere il latino, non basta imparare un meccanismo da ripetere, ma è necessario sviluppare una comprensione più profonda che vada oltre le semplici regole grammaticali. Alle medie, per via dell’età e delle esperienze limitate, questa profondità spesso manca. Se ci si limita a tradurre in modo superficiale per un anno intero, si perde il vero significato di ogni parola e così facendo, si rischia di ignorare le sfumature che ogni termine può nascondere, finendo per scambiarli senza coglierne la ricchezza e l’unicità.
Alle scuole superiori, con il passaggio all’adolescenza, i ragazzi spesso si confrontano con la profondità e gli abissi del proprio io, che li spaventano, e per difendersi, tendono a rifugiarsi in una superficie che non fa altro che nascondere la paura. Per questo il latino, in quella specifica fascia d’età liceale, e non prima, mostra a pieno la sua utilità: la letteratura ci dimostra come non siamo soli di fronte alle sofferenze che proviamo, al dolore, ai tormenti, perché sono stati messi per iscritto da altri uomini, che hanno lasciato dietro di sé una scia infinitamente preziosa; lo studio della grammatica, invece, riesce a farci apprezzare a pieno la ricchezza, la profondità, la singolarità di ogni parola, permettendoci di esprimere in maniera precisa cosa sentiamo: grande insofferenza degli adolescenti e degli adulti di oggi deriva dall’incapacità di saper esprimere il proprio malessere e quindi di poterlo condividere con gli altri. Il latino, quindi, se fatto con consapevolezza e maturità, è anche salvezza.
La riforma Valditara ha l’obiettivo di riformare la scuola, per renderla migliore e più efficiente ma la scuola italiana non ha bisogno di un nuovo piano didattico (che già ha dimostrato la sua piena abilità, infatti gli studenti italiani sono tra i più competenti e richiesti), ma di risorse. Ha bisogno di strutture adeguate, di materiale utile, ma anche di valorizzare gli insegnanti competenti e appassionati che facciano riscoprire ai ragazzi, con consapevolezza e quasi spensieratezza, il valore dello studio, che non è una pratica doverosa e monotona, ma che, come ci insegna il latino, significa “dedicarsi con passione”. Dostoevskij scriveva “la bellezza salverà il mondo”. In un mondo dove domina lo scetticismo e il cinismo, la scuola sicuramente può salvare il mondo, perché la bellezza è dentro di essa: sono tutti coloro che con intraprendenza e gentilezza sono operativi nell’ambito dell’istruzione, sono i docenti empatici e stimolanti, sono i ragazzi e la loro voglia e paura, di dominare il mondo al di fuori di essa. La scuola è bellezza e la bellezza è la speranza di oggi.

 

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