Oltre l’immaginazione: è stato questo il viaggio fatto da alunni e alunne del Convitto Leopardi di Macerata che nei giorni scorsi hanno visitato And, l’hub tecnologico futuristico che si trova all’interno dell’ex mercato delle erbe nel capoluogo. A raccontare l’esperienza vissuta i reporter junior del Convitto.
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di Anita Recchi, Chiara D’Ercoli, Giulia Cucculelli, Lorenzo Schiaroli, Tommaso Lippi e Nicolas Coku
Realtà o immaginazione? Tra le curve pensose di questo punto interrogativo, noi alunni e alunne di classe seconda della scuola secondaria di primo grado del Convitto Nazionale Leopardi di Macerata abbiamo vissuto nel mese scorso un’esperienza formidabile, immersi nella realtà aumentata dell’“edutainment”, l’intrattenimento educativo di ultimissima generazione, che ci ha riempito gli occhi di meraviglia. La nostra meta? L’Ex Mercato delle Erbe, trasformato in un eccezionale hub tecnologico futuristico, l’And, grazie alla Rainbow Cgi e alla collaborazione di quattro università marchigiane: Unimc, Unicam, Politecnica delle Marche e Uniurb.
Il progetto And, acronimo di Arti Native Digitali, è nato con l’obiettivo di stimolare e coinvolgere persone di qualsiasi età, soprattutto i più giovani, attraverso le “magie” della tecnologia più avanzata applicata alla didattica, una vera “macchina del tempo” che ci ha trasportato nel passato e nel futuro. Abbiamo infatti potuto vivere molte avventure digitali legate alla scienza, all’arte, alla storia e alla fantasia, come entrare nel corpo umano, camminare dentro opere d’arte e volare in compagnia di Leonardo da Vinci, ma iniziamo con ordine!
Appena arrivati, abbiamo avuto la sorpresa di incontrare Valeria Doddi, Project Manager della Rainbow Cgi, Luca Modugno, Digital Innovator della stessa azienda, e Lara Morresi, di PlayMarche, uno spin-off dell’Università degli Studi di Macerata. Prima di iniziare, ci hanno consegnato dei “tag” personalizzati: piccoli dispositivi in forma di ciondoli che, regolati in base alla nostra età, all’altezza, alla lingua preferita e perfino ai nostri gusti, hanno reso ogni esperienza aumentata su misura. La tecnologia sembrava conoscerci davvero, adattandosi a noi. Bastava alzare una mano e fare degli specifici gesti in aria per attivare una macchina e “dialogare” con essa, come se si interagisse con un magico touchscreen invisibile fluttuante.
Con un mix di curiosità ed emozione, la nostra avventura è cominciata dividendoci in due gruppi: alcuni di noi hanno subito sperimentato il Virtual Cinema, una stanza con comode poltroncine e visori Vr che ci hanno catapultato in modalità “roller coaster” dentro il corpo umano, partendo dalla bocca per poi andare a visitare gran parte degli organi come il cuore, osservandolo battere da vicino e seguendo i segnali elettrici del cervello.
«È stato come un giro sulle montagne russe», ha commentato un nostro compagno. «È come un film, ma sei tu il protagonista» ha chiarito un altro.
L’esperienza è durata pochi minuti, ma è stata incredibilmente intensa. Oppure, con l’Ar Experience, siamo tornati indietro nel tempo, ma con gli occhi del futuro, fino alle macchine di Leonardo da Vinci, che ci hanno permesso di vedere in tridimensionalità le sue invenzioni spiegandone il funzionamento. Grazie alla realtà virtuale, armati di visori 3D, siamo perfino saliti su una sorta di aereo progettato da lui e abbiamo esplorato i dettagli delle sue macchine. Era come se Leonardo fosse lì con noi, a spiegare le sue idee.
Ma non è finita qui. Dopo il corpo umano e le invenzioni di Leonardo, ci siamo immersi nell’arte. Nella VR Immersive Room abbiamo passeggiato per le vie dell’immaginazione, vivendo dall’interno opere che fino a ieri avevamo solo studiato sui libri. Il momento più incredibile è stato quando siamo entrati nel quadro “Relatività” di Maurits Cornelis Escher. Camminavamo tra scale infinite, prospettive impossibili e mondi capovolti. «Sembrava che il quadro ci avvolgesse» ha detto una compagna con occhi sgranati. È stato come vivere dentro un sogno ma ad occhi aperti.
Con il Gigapixel invece abbiamo potuto indossare i panni degli storici, esaminando fonti archeologiche talmente da vicino che potevamo quasi entrarci dentro: Gigapixel permette infatti di zoomare sulle immagini con l’uso di un tablet che le proietta su un maxi schermo.
Tra gli altri dispositivi “magici” creati dalla Rainbow in collaborazione con le università marchigiane, ci ha colpito la “Pedalata a impatto zero”: un’attività super divertente in cui, pedalando su una bicicletta speciale, si alimenta uno schermo e si interagisce con i suoi contenuti. È stato entusiasmante scoprire come l’energia sostenibile possa essere usata anche per creare esperienze tecnologiche. Chi l’avrebbe mai detto che una bici può fare tutto questo?
Dopo aver esplorato il mondo virtuale, ci siamo rilassati su pouf colorati in una stanza dedicata al Video Mapping, una tecnica che utilizza proiezioni per trasformare superfici in opere d’arte in movimento, e lì Valeria Doddi ci ha raccontato la storia del cinema, di come tutto sia iniziato con i fratelli Lumière nel 1895, quando hanno proiettato il primo “film”: un semplice video di un treno in movimento che aveva terrorizzato gli spettatori per il suo realismo. Abbiamo scoperto anche Georges Méliès, l’illusionista che, per errore, ha inventato il montaggio e gli effetti speciali sovrapponendo due immagini e creando la prima forma di “multiverso”.
Un momento speciale è stato quando Valeria Doddi ci ha fatto provare il Perfectoscopio, il “nonno” dei visori VR, brevettato nel 1896, che in pochi tutt’oggi conoscono. Guardandoci dentro, le immagini di due fotografie in bianco e nero sembrano prendere vita, creando l’illusione di una terza dimensione. È incredibile pensare che le tecnologie di oggi abbiano radici in strumenti così semplici.
Prima di concludere, non potevamo perdere l’occasione di intervistare Valeria Doddi, rivolgendole tante domande sul suo lavoro di Project Manager alla Rainbow Cgi. Ci ha parlato con entusiasmo dei progetti di cui va più fiera e di come prende forma la creatività, confidandoci che il momento più gratificante del suo lavoro è «vedere le idee trasformarsi in realtà e condividerle con il pubblico». Una delle parti più interessanti della visita è stata la sua lezione sull’intelligenza artificiale, che ci ha portato a riflettere anche sul rapporto tra macchine e libertà. Valeria Doddi ci ha spiegato che l’IA è progettata per imitare il ragionamento umano, e allenata attraverso enormi quantità di dati, ma ha delle differenze fondamentali rispetto a noi: «La nostra mente può funzionare da sola, mentre l’intelligenza artificiale ha sempre bisogno di essere alimentata dalla corrente elettrica e non ha la genialità e il calore dell’uomo», ha spiegato l’esperta.
Alla fine della mattinata, siamo usciti dall’hub tecnologico carichi di emozioni e nuove scoperte, esplorando la scienza, l’arte, la storia e la tecnologia in modi che non avremmo mai immaginato. Ci siamo divertiti e abbiamo imparato tanto. Un’esperienza che ci ha fatto sognare, imparare e capire che il futuro è già qui, pronto ad accoglierci con tutte le sue meraviglie.
Un ringraziamento speciale alla Rainbow CGI e al Convitto Leopardi che, con la professoressa Barbara Fausti, referente di progetto, ci hanno permesso di vivere tutto questo.
La nuova vita del Mercato delle Erbe. Aperte le porte del museo Arti Native Digitali (Foto)