domenica, Dicembre 22, 2024

«Michael Jordan il più grande: i limiti come le paure spesso sono solo un’illusione»

VOCI DAL TEATRO - Nello spettacolo al Vaccaj Federico Buffa ha rivissuto e raccontato i tratti più emozionanti e più significativi di uno dei cestisti più famosi di tutti i tempi. La recensione di Alessia Reggio

Redazione
Federico Buffa con una parte della redazione di Voci dal teatro

Ormai da diversi anni l’IIS Filelfo di Tolentino in collaborazione con Compagnia della Rancia e Cronache Maceratesi Junior porta avanti il progetto “Voci dal teatro”, volto alla sensibilizzazione del linguaggio teatrale da un lato e alla valorizzazione delle eccellenze dall’altro. In particolare una redazione scelta, composta da cinque studenti e studentesse del liceo classico e scientifico, partecipa agli spettacoli della stagione del Teatro Vaccaj di Tolentino in posti riservati, e scrive una breve recensione, arricchita spesso da interviste agli attori. Il progetto vede coinvolti Alessia Reggio, Anita Parrini e Virginia Bagalini della 4A Scientifico, Emma Pucciarelli 3B scientifico, Emma Migliorelli e Sofia Baldassini 3B classico sotto la guida e la supervisione delle docenti referenti del progetto, Cristina Lembo e Sandra Cola.

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Federico-Buffadi Alessia Reggio

“Number 23- vita e splendori di Michael Jordan” è uno spettacolo di Federico Buffa andato in scena il 6 dicembre al teatro Vaccaj di Tolentino. Uno spettacolo inedito che vede protagonista il giornalista sportivo Federico Buffa, accompagnato al pianoforte dal maestro Alessandro Nidi. In questa rappresentazione, Buffa rivive e racconta i tratti più emozionanti e più significativi di uno dei cestisti più famosi di tutti i tempi, Michael Jordan. Uno spettacolo nato per far innamorare tutti, sportivi e non, di questa grande personalità, grazie a una narrazione travolgente, volta a esaltarne la grandiosità e lo spessore.
federico_buffa«Perché proprio Michael Jordan?» «Perché è il più grande giocatore di tutti i tempi […] lui non muore mai». È così che il giornalista giustifica il suo amore e la sua devozione per Jordan. Questo giocatore è l’esempio di come la dedizione e la tenacia portino alla realizzazione dei propri sogni. Buffa racconta che, inizialmente, Michael, quarto di cinque figli, giocava nella squadra di una piccola High School e che era alto solo 178 centimetri: addirittura, era lui a essere ricordato per essere il fratello di Larry Jordan e non il contrario, proprio perché nessuno aveva ancora riconosciuto tutto il suo talento. Michael Jordan, durante la sua vita, ha dovuto affrontare molte difficoltà, quali la morte del padre, la frustrazione di non essere all’altezza, la delusione di non poter giocare, ma nonostante questo non si è mai lasciato abbattere ed è proprio per questo che è considerato «il più grande». Come lui stesso ha detto: «i limiti come le paure, spesso sono solo un’illusione» ed è questo l’insegnamento più grande che arriva al pubblico.
Grazie a una narrazione dove si alternano immagini di partite passate alla storia, spezzoni di vita quotidiana dell’atleta e riflessioni personali, Buffa riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, trasformando anche il più ignorante in materia cestistica in un amante del basket. Un racconto coinvolgente, un racconto emozionante, un racconto vero, che solo il teatro può collaborare a rendere ancora più suggestivo. Quello di Buffa però non è un racconto che vuole solo narrare le imprese di una leggenda, ma anche esaltare la bellezza dello sport. Il giornalista ci dice: «Lo sport è diventato un business, prima c’era più passione, non c’era questo eccesso di spettacolarizzazione». In questo modo, si cerca perciò di riportare alla luce il vero significato dello sport, per far sì che le nuove generazioni non dimentichino come si affrontano le difficoltà.

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