lunedì, Dicembre 23, 2024

Il campo di internamento di Urbisaglia
in due cortometraggi

MEMORIA - Sono stati realizzati dagli studenti e dalle studentesse del liceo artistico Giulio Cantalamessa di Macerata, guidati dal professor Jacopo Caggiano e coordinati dalle professoresse Veronica Mastrogiacomi e Roserita Calisti

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Studenti e studentesse del Cantalamessa con il professor Jacopo Caggiano, la professoressa Roserita Calisti e Mario Ruffini

Due cortometraggi sul campo di concentramento di Urbisaglia. A realizzarli sono stati gli studenti e le studentesse del liceo artistico Giulio Cantalamessa di Macerata, guidati dal professor Jacopo Caggiano e coordinati dalle professoresse Veronica Mastrogiacomi e Roserita Calisti.
La classe 5D racconta il progetto in questo articolo.

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«La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?” Così scriveva la giornalista-scrittrice Oriana Fallaci nella sua “Intervista con la storia”.
E’ un dilemma rispondere a questa domanda perché da un lato, se consultiamo i manuali di storia, ci rendiamo conto che pochi uomini hanno influito e addirittura imposto regimi ed idee sulla massa mentre i più hanno spesso subìto le decisioni prese da quei “grandi” di cui tanto si è scritto sui testi.
Ma la storia non è fatta solo dai personaggi famosi e non è fatta solo dagli uomini ma anche da donne, giovani e persone comuni che hanno partecipato attivamente agli eventi che hanno caratterizzato il nostro percorso storico, combattendo, esprimendo pensieri, opponendosi ai regimi, rischiando la loro vita, scrivendo e raccontando nei diari e nelle lettere momenti di grande tragicità che suscitano ancora oggi commozione e riflessioni sul nostro trascorso.
«Sono proprio queste narrazioni  – spiega la professoressa Roserita Calistri – di vita vissuta, reale, che interessano gli studenti, che li coinvolgono emotivamente e prima che i testimoni diretti del XX secolo (o coinvolti per parentela), che hanno vissuto sulla propria pelle i drammi della I e della II guerra mondiale, scompaiano da questo mondo, è importantissimo farsi consegnare il testimone per tramandare ai posteri la storia fatta anche dalla gente comune».
artistico_urbisaglia-2-1024x768Quest’anno il programma di storia, della classe 5°D dell’indirizzo Audiovisivo e multimediale del Liceo artistico di Macerata, è stato improntato non solo sulla conoscenza attinta dai manuali, essenziale per poter comprendere il tempo passato, ma anche su queste figure che hanno costruito la storia “dal basso”.
Per la Giornata della memoria, coi docenti Jacopo Caggiano e Veronica Mastrogiacomi, in collaborazione con la professoressa Giovanna Salvucci e la “Casa della memoria” di Urbisaglia, la classe ha realizzato un video e un promo sul campo di internamento Bonservizi, all’Abbazia di Fiastra, precisamente sulla storia del signor Braduz, ebreo, del quale sono rimaste in archivio alcune lettere. In alcune di queste, l’internato tranquillizzava la moglie e la figlia del suo stato di salute fisico e mentale, nascondendo le reali condizioni di vita nel campo, molto diverse da quelle raccontate in maniera edulcorata nelle epistole. Nel promo si mette in evidenza, invece, il perverso e immobilizzante livello di burocrazia che era vigente all’epoca del secondo conflitto mondiale a cui erano sottoposti i detenuti anche per comprare semplicemente un pacchetto di sigarette ed anche quanto la coscienza e la scelta di un impiegato potesse salvare la vita di un uomo.
WhatsApp-Image-2024-02-08-at-19.07.37-1024x576In una conferenza nel teatro di Urbisaglia, a cui alcuni studenti hanno partecipato, la storia di Ernest Roeder, un altro ebreo detenuto nel campo, è stata raccontata dal figlio Sergio. Anche in questo caso sentire in maniera quasi diretta le vicende di quegli anni ha destato curiosità e un desiderio di sapere di più. Infatti molte pagine di questa storia locale sono sconosciute.
Molto partecipato è stato anche l’incontro in classe con il signor Mario Ruffini, nipote di Carlo Giri, un artigliere che combatté la I guerra mondiale sul fronte del Carso per quattro anni e visse la disfatta di Caporetto, un evento davvero tragico per la 12° batteria autocampale posta di base a Palievo.
Nelle pagine della sua relazione sulla ritirata, l’ufficiale Giri racconta nei particolari gli spostamenti, le deviazioni che l’esercito dovette fare a causa degli sbarramenti delle strade pieni di mezzi e soldati che ripiegavano, e dei cambiamenti di piani, dal fuggire da Cividale, vicino Udine, per un feroce attacco dell’artiglieria nemica, alla difesa del ponte sul fiume Natisone sul quale si compì la ritirata della truppa, fino all’arrivo al fiume Piave.
Una storia non scritta asetticamente da uno studioso, ma viva, intensa, intrisa di sentimenti, sentita raccontare dal nipote, che in maniera partecipativa e in alcuni momenti con commozione ha trasmesso agli studenti quanto quegli eventi abbiano segnato l’esistenza di questi uomini che hanno contribuito alla costruzione della nostra storia.

 

 

 

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