lunedì, Dicembre 23, 2024

Settimana europea della mobilità,
Marco Scarponi a studenti e studentesse:
«L’automobile può essere un’arma»

MACERATA - Il fratello del ciclista morto lo scorso anno in un tragico incidente ha incontrato gli alunni e le alunne del liceo scientifico per parlare di sicurezza stradale: «Non ci sono parole per definire la morte di un figlio o un fratello». L'incontro è stato organizzato da CicloStile, il presidente Cicarè: «Sono tutti in età di patente, volevamo far toccare loro con mano le conseguenze di uno scontro»

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Marco Scarponi

Il ricordo del campione di ciclismo Michele Scarponi per spiegare l’importanza della sicurezza stradale. E’ stata una giornata densa di emozioni quella organizzata dall’associazione CicloStile in occasione della settimana europea della mobilità. Nell’aula magna dell’istituto tecnico Gentili di Macerata gli alunni e le alunne delle quarte e quinte del liceo scientifico Galileo Galilei hanno incontrato Marco Scarponi, fratello maggiore del ciclista morto in un tragico incidente stradale il 22 aprile 2017. I ragazzi e le ragazze, molti dei quali già provvisti di patente o patentino per i ciclomotori, oppure in procinto di sostenere gli esami, hanno ascoltato le parole di Marco Scarponi che ha raccontato la tragedia di perdere un famigliare. «Michele era un ragazzo di grande umanità – spiega affranto – quando muore un membro della famiglia lascia un buco immenso, sta a noi deciderci se caderci dentro oppure se cercare di fare qualcosa di significativo». Questo è lo spirito che ha portato alla creazione della Fondazione Michele Scarponi: «Quando un figlio perde i genitori diventa orfano – continua Marco Scarponi – invece quando un padre perde un figlio oppure quando si perde un fratello non ci sono parole per definire questo tipo di situazione, è un dolore che sfugge alle definizioni. Per questo ho deciso di portare avanti la Fondazione intitolata a mio fratello con cui giro le scuole per parlare di sicurezza stradale, si pensa che morire in un incidente sia solo una fatalità ma non è così. Sono situazioni che si possono prevenire».

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Alberto Cicarè, promotore dell’incontro

L’idea della giornata è partita dall’associazione Ciclo Stile che tra le altre cose si preoccupa di mobilità: «Tutti quelli che hanno la passione per la bicicletta vivono con il costante pensiero di essere investiti da un giorno all’altro – spiega il presidente Alberto Cicarè – vogliono farci credere che sono cose che capitano invece non è così se si creano strutture e si insegna la sicurezza stradale. Volevamo fare un incontro differente da quelli classici sulla mobilità alternativa, volevamo che i ragazzi e le ragazze potessero toccare con mano le conseguenze di un incidente stradale. Sono tutti vicini alla patente, l’auto è sicuramente una comodità ma può anche trasformarsi in un’arma che uccide». Proprio la sicurezza stradale è il presupposto alla mobilità alternativa all’auto: «Il problema per molte persone che non usano la bicicletta non sono le salite ma la paura di essere investiti – continua Cicarè – senza sicurezza non esiste mobilità alternativa. Se guardiamo le nostre piazze non ci sono più bambini che giocano perchè i genitori non si fidano a lasciarli in strada. Per questo nella settimana europea della mobilità abbiamo creato anche una zona 30 in centro e intorno alle mura, è un esperimento che prevede la convivenza di ciclisti e automobilisti. Non vogliamo essere relegati in qualche ciclabile, vogliamo poter usare la bicicletta per spostarci in libertà».

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Paolo Nanni mostra un etilometro

L’assessore Mario Iesari ha ricordato anche che il Comune produrrà un piano urbano per la mobilità e per inziare sarà fondamentale compilare il questionario che si trova sul sito dell’amministrazione. Considerando che l’alcol e le droghe sono una delle prime cause di incidenti stradali Ciclo Stile ha invitato anche l’associazione Stammi Bene, rappresentata da Paolo Nanni che si occupa di prevenzione. Nanni ha mostrato anche degli etilometri spiegando come vengono usati e cercando di far capire ai ragazzi che bere e guidare è una ingenuità che può costare molto cara, una volta che una vita è distrutta non si può più tornare indietro. Infine il professore di diritto penale dell’Università di Macerata Roberto Acquaroli ha spiegato il valore della responsabilità e gli eventuali rischi in caso di infrazione.

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