venerdì, Marzo 7, 2025

Il tatuaggio dei cerchi olimpici, gli otto pasti al giorno e un sogno nel cassetto: Simone Ruffini si racconta

PERSONAGGIO - Il campione di nuoto, nato a Tolentino, ha incontrato alunni e alunne della scuola Anna Frank di Pollenza ai quali ha parlato di sé. Per lui poesie e disegni

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Simone Ruffini con gli alunni e le alunne

Per anni si è alzato prestissimo per allenarsi prima di andare a scuola, ha nuotato anche con i delfini o in mezzo alle meduse e ha conquistato l’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Simone Ruffini, 36 anni, Simone Ruffini, campione di nuoto, nato a Tolentino si è raccontato lunedì ai ragazzi e alle ragazze delle classi 4A, 4B e 5A, della scuola primaria “A. Frank” dell’istituto “V. Monti ” di Pollenza. Ad accoglierlo la dirigente Ombretta Sorgi, insieme alle insegnanti e al personale scolastico. Il nuotatore, specialista di fondo, in Russia è stato il vincitore della 25 km di fondo nel 2015 e nel 2016 Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro.
ruffini-1-1024x771«L’incontro del campione dello sport con il mondo della scuola – spiegano le insegnanti in una nota – aveva uno scopo educativo molto profondo». Infatti Simone ha iniziato subito a spiegare ai bambini e alle bambine che nel nuoto è importante seguire le regole, non dare fastidio ai compagni di gara, non umiliarli nella sconfitta. «Non ricordo – ha raccontato – di essere mai stato bullizzato a scuola. Appena 20 anni fa questo fenomeno era irrilevante. Nello sport il bullismo si risolve in modo schietto e deciso: “Fai del male? Sei cacciato!”».

ruffini-4-1024x771La scuola e lo studio hanno sempre avuto per lui la priorità. Simone ha raccontato che alle medie si alzava prestissimo, per recarsi in piscina prima delle lezioni e nel pomeriggio faceva altre tre ore di allenamento. Non sempre era facile conciliare le due attività. Dopo le medie ha frequentato lo Scientifico a Tolentino. A 16 anni si è trasferito a Pesaro: qui aveva la possibilità di allenarsi nella vasca da 50 metri.

ruffini-2-771x1024Ma non ha smesso di allenarsi anche nello studio, specialmente delle lingue: conosce bene l’inglese e lo spagnolo e continua a esercitarsi ogni giorno con l’app Duolinguo. Ha ancora un sogno nel cassetto: laurearsi in Scienze motorie. Ne ha iniziato lo studio alcuni anni fa, ma gli impegni lavorativi gli hanno impedito per ora di portarlo a termine.

Intanto l’eccellente atleta, finché il suo fisico e i suoi superiori glielo permetteranno, è pronto a nuove sfide sportive. Poi, dopo un periodo di formazione, farà l’agente di Polizia, oppure diventerà un allenatore. Ha spiegato poi che nel mondo dello sport non si viaggia da soli. Ogni giorno l’atleta è affiancato da una folta squadra di operatori: il fisioterapista, l’allenatore, il preparatore atletico, lo psicologo, vari medici e perfino il dietologo. E ancora che chi gareggia deve alimentarsi in maniera eccezionale: ogni giorno 400 grammi di pesce o carne varia, 400 grammi di pasta a pranzo e 400 a cena e in tutto mangiare 8 o 9 volte al giorno.

simone_ruffini-7-768x1024Nel momento agonistico si gareggia con 40 e anche 80 atleti: finché si nuota, si è competitivi. Finiti gli allenamenti e i confronti, ci si ritrova insieme e nascono tante belle amicizie con gente di ogni nazionalità.

Un bambino ha chiesto a Simone se avesse dei tatuaggi. Simone ha risposto di averne molti: «Ho scommesso con la famiglia che, se avessi vinto le Olimpiadi di Rio, mi sarei tatuato i cinque cerchi e ogni componente della mia famiglia avrebbe dovuto tatuare sulla propria pelle il ricordo della vittoria. Così dal giorno di quel trionfo, la mamma ha il tatuaggio dei cinque cerchi, il papà ha sulla gamba un grande Cristo Redentore, simbolo di Rio de Janeiro».

simone_ruffini-6-e1737486237109-1024x768Poi Simone ha raccontato ai bambini e alle bambine che ad Hong Kong ha gareggiato in un piccolo porto, che aveva le barriere per tener lontani gli squali, in Messico, invece, il mare era mosso e pieno di piccole ed innocue meduse senza tentacoli e in un’altra gara si è trovato a nuotare con i delfini. E dire che da bambino aveva paura dell’acqua e gli dava fastidio anche lavarsi i capelli. Ma tutta la famiglia frequentava la piscina, dato che il papà, campione di triathlon, doveva allenarsi nel nuoto. E così Simone ha imparato ad amare l’acqua.

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La campanella della scuola ha suonato. Una maestra di quarta ha chiesto ai bambini e alle bambine: «Che cosa vi ha lasciato questo incontro?». Un bambino ha risposto prontamente: «Felicità, perché Simone è simpatico».

Tutti i bambini e le bambine hanno saluto e ringraziato l’atleta con disegni e frasi di autori famosi riguardanti lo sport.

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