
di Carlo Torregrossa
Cosa ci può insegnare la storia di Re Artù? Non sempre le cose vanno come scritto nella storia, soprattutto se c’è di mezzo il corteggiamento. Ci insegna che donne e uomini sono liberi e in totale parità tra di loro.
Mago Merlino, Re Artù e il sacro Graal, ma anche Ginevra e Lancillotto sono stati i protagonisti della prima serata di Macerata racconta, il festival letterario iniziato ieri e che andrà avanti fino a domenica 4 maggio. Il festival va oltre le illusioni e apre con il filosofo e performer teatrale Cesare Catà.
Un evento unico quella che ha ospitato il Teatro della Filarmonica di Macerata ieri sera, dove Catà ha presentato il suo ultimo libro: Addio, cavaliere! Filosofia e destino del corteggiamento edito da LiberiLibri

Uno spettacolo che, partendo dalla leggenda di Re Artù, arriva a parlare del mondo contemporaneo, dell’amore e del modo di corteggiarsi, regalando così alla gremita platea molti spunti di riflessione.
Il filosofo ha trattato con ironia, un tema molto profondo, quello del corteggiamento «il quale è legato sempre all’inganno e anche qualcosa di illegittimo».
L’esempio maggiore lo troviamo all’interno della leggenda di Re Artù: una profezia afferma che un predestinato, ragazzo prodigio in brevissimo tempo fonderà una città differente, chiamata Camelot, circondato da un nuovo gruppo di cavalieri forti e leali, che non hanno paura della morte. Tra di loro non ci sono differenze, sono tutti sullo stesso piano, per questo la loro tavola è rotonda.
Il re di Camelot venne già concepito con un inganno. Mago Merlino, un druido «colui che sa ogni cosa» specifica Catà, aveva visto la profezia: Il figlio dell’ultimo ammazza draghi nascerà e fonderà una nuova città, circondato da un nuovo ordine di cavalieri leali, coraggiosi e forti.
L’ultimo ammazza draghi è Uther Pendragon, innamorato solo ed unicamente della Duchessa di Cornovaglia. Così Merlino, pur di dare alla luce Artù, e dare quindi seguito alla profezia, fece un incantesimo a Pendragon, rendendolo molto simile al Duca, con il quale era sposato la duchessa. Dalla loro unione viene alla luce Artù. Tutto stava procedendo secondo la profezia di Merlino, che però non riusciva ad inquadrare un punto misterioso, che gli sfuggiva, quel punto erano l’amore e il corteggiamento.

Artù divenne re di Camelot e si circondò di valorosi cavalieri.
Essendo re, doveva avere una regina, conosce Ginevra dalla quale rimane immediatamente folgorato. Si sposano e fin qui tutto prosegue secondo quanto visto da Merlino, fino a quando non entra in scena Lancillotto, un cavaliere errante in cerca del Sacro Graal (simbolo che tra le popolazioni europee è connesso all’essenza della salvezza). Egli incontra Ginevra, moglie di Artù, la quale si innamora immediatamente di Lancillotto.
La storia qui rompe uno dei più grandi stereotipi di genere del mondo occidentale, ovvero che è sempre l’uomo che deve fare la prima mossa nei confronti della donna. Sarà invece Ginevra che bacerà Lancillotto.
I due innamorati scappano. Camelot crolla e Artù muore.
Anni dopo fu il figlio di Lancillotto, un cavaliere di nome Galahad a recuperare il Sacro Graal
Il figlio chiese al padre perché avesse rinunciato al Sacro Graal per mettersi in un amore clandestino con Ginevra, il padre gli rispose: «Per Ginevra, ne valeva la pena».
A Merlino dunque sfugge che uomo e donna sono due umanità, in quanto tali, sono soggetti liberi «che si guardano negli occhi, in totale parità di genere, e in assoluta parità morale – sostiene Catà – Senza parità di genere e con troppa morale, non esisterebbe il corteggiamento» Corteggiare quindi è andare oltre la storia, come ci è stata descritta. Certo Lancillotto avrebbe voluto il sacro Graal, ma l’amore va oltre.

La storia di Re Artù, quella di Giulietta e Romeo, Tristano e Isotta e Paolo e Francesca, rappresentano le quattro storie d’amore dell’Occidente. Storie nelle quali emerge la parità tra i sessi, assieme al concetto di andare «fuori dalla storia così come è stata scritta» sostiene Catà.
Uno spettacolo commovente e ricco di spunti filosofici e letterari, nel quale di certo non è mancata l’ironia. Il tutto poi è stato arricchito da alcune inflessioni dialettali dal marchigiano, che hanno reso comici alcuni dialoghi.

IL FESTIVAL – Domani , alle 21.15, al Lauro Rossi sarà la volta di Enrico Galiano che porta a teatro il suo nuovo progetto Sei un mito! Scopri chi sei attraverso i miti greci. Una lezione-spettacolo ironica e coinvolgente che, attraverso il racconto di miti greci, accompagna il pubblico in un viaggio alla scoperta di sé. In Sei un mito!, Enrico Galiano, scrittore e insegnante di successo, ci condurrà attraverso un racconto appassionante dei miti greci più famosi e di quelli meno conosciuti. Ogni mito diventa una finestra sul passato che ci permette di comprendere meglio il nostro presente. Il cuore dello spettacolo è il concetto del Dàimon platonico, il demone interiore che guida il nostro destino. Questo Dàimon non è un’entità maligna, ma una forza interiore che ci spinge verso la realizzazione del nostro vero potenziale.
Attraverso queste storie, Galiano esplora il tema del talento e della vocazione, invitandoci a riflettere sulla ricerca del nostro posto nel mondo. I miti diventano metafore potenti che ci aiutano a riconoscere i nostri doni unici e le nostre aspirazioni più profonde. Ma non si tratta solo di introspezione; Sei un mito! è anche un invito a sognare e ad avere il coraggio di inseguire ciò che desideriamo veramente.
Con il suo stile unico e accattivante, Enrico Galiano intreccia ironia e saggezza in un ritmo incalzante che cattura e coinvolge il pubblico. Sei un mito! è un’esperienza teatrale che emoziona, diverte e ispira, portando in scena la straordinaria capacità dei miti di parlare direttamente alla nostra anima e di guidarci verso una vita più autentica e significativa. La lezione-spettacolo è realizzata con la collaborazione alla drammaturgia di Andrea Delfino, autore web, teatro e televisione del gruppo comico Contenuti Zero. Enrico Galiano sostiene l’associazione Still I Rise un’organizzazione no-profit (ONLUS) internazionale dedica a fornire istruzione e supporto ai bambini e agli adolescenti in situazioni di emergenza e vulnerabilità.
Tra gli altri appuntamenti della giornata, oltre a quelli dedicati ai giovani e agli studenti, in programma alle 16 e alle 17, il “Museo delle illusioni”, un museo particolare dove niente è come sembra, per bambine e bambini dai 6 agli 11 anni, al Museo della Scuola (prenotazione obbligatoria museodellascuola@unimc.it)
Info e programma completo su www.macerataracconta.it .