mercoledì, Aprile 2, 2025

Professione arbitro, Juan Luca Sacchi si racconta: «In ogni partita faccio anche 13 chilometri»

REPORTER JUNIOR - Il maceratese, protagonista sui campi di serie A e B è stato intervistato da alunni e alunne delle classi quinte dell scuola primaria Dante Alighieri di Appignano

Juan Luca sacchi durante l’intervista

Una mattinata davvero speciale per gli alunni e le alunne delle classi quinte della scuola primaria “Dante Alighieri” di Appignano che hanno incontrato nelle scorse settimane, il noto arbitro di calcio di serie A e B, Juan Luca Sacchi (che domani sera arbitrerà Verona – Parma) accompagnato dalla giornalista Alessandra Pierini. Gli alunni e le alunne, durante lo scorso anno scolastico, avevano partecipato al Concorso letterario regionale “C’era una foglia” ed avevano vinto il Corso di Giornalismo messo in palio dalla redazione del giornale online “Cronache Maceratesi”. I piccoli giornalisti hanno intervistato l’arbitro Sacchi, rivolgendogli domande a raffica su svariati aspetti ed episodi della sua vita ed egli ha risposto con grande disponibilità. Prima di salutare tutti i presenti, ha voluto scattare delle foto ricordo ed ha lasciato il suo autografo.

Questa è l’intervista che hanno realizzato.

Quando e dove è nato?
«Sono nato il 13 ottobre 1984 nell’ospedale che c’era a Treia, quindi ho compiuto 40 anni».

Quanti figli ha?
«Benedetta, di 5 anni e Vittorio, di quasi un anno».

Che studi ha fatto?
«Ho frequentato la scuola elementare qui ad Appignano e la mia aula è stata proprio questa dove ci troviamo ora. Poi ho fatto la scuola media sempre ad Appignano, il Liceo classico, l’Università ed anche un Master».

Quando ha cominciato ad arbitrare?
«Ho iniziato a circa 20 anni. La prima partita che ho arbitrato era un incontro ad Urbisaglia tra due squadre della categoria Giovanissimi».

Qual è stata la partita più bella che ha arbitrato?
«È stata la partita in cui era presente allo stadio anche mia figlia Benedetta e la prossima quando verrà anche Vittorio».

Fin da piccolo sognava di diventare un arbitro famoso?
«In verità mi piaceva fare il calciatore ed ero anche piuttosto bravo (pure quando giocavamo a ricreazione con il pallone realizzato con la carta e lo scotch); poi però ho frequentato la scuola per arbitri (anche il mio babbo è un arbitro) e, dopo di me, anche mio fratello Gabriele. Ora sono contento di questo che è diventato il mio lavoro».

Fino a che età vorrebbe fare l’arbitro? E dopo?
«Fino a quando il mio corpo me lo permetterà. Dopo mi piacerebbe continuare a rimanere nel mondo del calcio e dello sport in generale».

Ha mai incontrato in campo giocatori famosi?
«Ho arbitrato 6 o 7 volte Cristiano Ronaldo ma ho incontrato tanti altri calciatori molto famosi, sia italiani sia stranieri. Comunque, per me, i calciatori migliori sono quelli più leali e corretti in campo anche se non sempre sono i più famosi».

In quali stadi ha arbitrato?
«Ho diretto partite praticamente in tutti gli stadi italiani, sia per la serie A che per la serie B ma sono stato anche in Turchia, Inghilterra, Islanda e a Cipro».

La spaventano gli insulti? E’ mai stato aggredito?
«Gli insulti un po’ mi spaventano, un po’ mi danno la carica e sono più frequenti dove le tifoserie sono particolarmente agguerrite e infuocate. Non sono mai stato aggredito».

È più stressante fare il calciatore o l’arbitro?
«Fare l’arbitro è molto stressante sia dal punto di vista emotivo e mentale perché bisogna essere lucidi e attentissimi fino all’ultimo secondo sia dal punto di vita fisico perché si corre per tutto il tempo e, a fine partita, si sono percorsi anche 12 o 13 chilometri».

Ha fatto anche altri lavori?
«Ho lavorato nell’azienda di famiglia».

Qual è il suo hobby nel tuo tempo libero?
«Il mio passatempo preferito è fare passeggiate soprattutto in montagna».

Qual è il suo colore preferito?
«Il mio colore preferito è l’azzurro nella sfumatura del cielo a Primavera».

Qual è il suo animale preferito?
«L’oca è un animale che mi piace molto».

Ha dei cibi preferiti?
«Mi piace mangiare tutto ciò che mi preparano le mie due nonne, in particolare la lenticchia».

Qual è stato il giorno più bello della sua vita?
«Sono tanti … Penso quando sono nati i miei figli e sicuramente … Domani, il giorno che non ho ancora vissuto».

Che auto ha?
«Ho un Suv ma l’auto che ricordo con più affetto è la Fiat Uno a metano di mio nonno».

Come mai ha questo nome un po’ strano?
«Mi chiamo così perché il mio babbo ha scelto per me un nome particolare».

Come ha fatto a diventare un arbitro di serie A?
«Con l’impegno e lo studio. Se si vogliono raggiungere obiettivi importanti, bisogna darsi da fare, proprio come a scuola. A proposito, ricordatevi che il tempo che state vivendo adesso è prezioso per imparare e per la vostra formazione. Gli anni della scuola sono i più belli. Per me è stato così e vi auguro che sia uguale anche per ciascuno e ciascuna di voi».

Gli alunni e le alunne delle classi 5 ͤ della Scuola Primaria “D. Alighieri” di Appignano

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