mercoledì, Aprile 2, 2025

“Dalla parte delle bambine” diventa una graphic novel «La pedagogia di genere di Elena Gianini Belotti contro gli stereotipi»

MACERATA - Il libro è stato presentato ieri all'università di Macerata. Hanno collaborato al libro le docenti dell'ateneo maceratese Natascia Mattucci e Ines Corti

di Carlo Torregrossa

Un pomeriggio dedicato agli studi di genere A partire da “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti, libro cardine, proprio della pedagogia di genere, che Mucchi Editore ha trasformato in una graphic novel consentendo di far conoscere questa figura ad un pubblico ancora più vasto.
«Per questo nuovo progetto abbiamo individuato una figura che ha segnato con un opera una vera e propria epoca» sottolinea Thomas Casadei, curatore del volume, assieme a Vittorina Maestroni.

La professoressa Natascia Mattucci e Vittorina Maestroni

Se ne è parlato all’Università di Macerata, dove oltre alla curatrice e al curatore del volume “Dalla parte delle bambine e delle donne. Elena Gianini Belotti e noi” erano presenti anche le docenti dell’Università di Macerata Ines Corti, Natascia Mattucci e il dottorando Nicoló Maria Ingarra, che hanno dato un loro contributo all’opera, che segna la quarta uscita della collana, tutta dedicata alle donne, che ha toccato già figure apicali del femminismo come Olympe de Gouges, Mary Shally, e Anna Kuliscioff.

Thomas Casadei

«Queste pubblicazioni partono da un approccio che ha una peculiarità – racconta Casadei – dialogare con alcune delle figure che hanno segnato la storia culturale politica e pedagogica, a partire da uno sguardo di genere.- Racconta Casadei – Il primo esperimento lo abbiamo realizzato con Olympe de Gouges». Da lì sono poi arrivati fino ad oggi con la graphic novel dedicata a Elena Gianini Belotti «una figura – sottolinea Casadei – che ha segnato con un’opera una vera e propria epoca».

Ines Corti

«Gli scritti di Elena Gianini Belotti, rappresentano un classico degli studi di genere, in quanto ha toccato nodi che hanno riguardato il passato. E che continuano ad avere un’attualità incredibile» ha evidenziato Natascia Mattucci.
«La pedagogia di genere nasce nel 1973 grazie a questo libro – sottolinea Vittorina Maestroni – che presenta al suo interno molti elementi innovativi, come gli stereotipi e i pregiudizi che ancora oggi influenzano il modo di educare e socializzare di bambini e bambine»

Anna Ascenzi

La graphic novel, realizzata da Alice Milani, come già detto, parte dal libro più famoso di Belotti “Dalla parte delle bambine e delle donne” per trattare poi l’autrice nel suo insieme
Oltre ad essere una pedagogista, Gianini Belotti fu anche una scrittrice e giornalista molto prolifica.
«Fu scrittrice per l’Unione Donne Italiane – ricorda Maestroni – e autrice di romanzi che hanno avuto la capacità di toccare temi importanti come il pregiudizio».
«Leggere e interpretare questi testi è fondamentale – aggiunge Ines Corti – Io ho scelto all’interno di tutta la produzione dei passi da riportare, è stato un lavoro ricchissimo. Tanti testi non si riescono ad acquistare, quindi c’è stato un duro lavoro di ricerca». «Le parti che avremmo potuto scegliere, eravamo moltissime» le fa eco Mattucci.

In fondo Lucia Paciaroni

Un’occasione, quella della presentazione del volume, sicuramente per riflettere anche sugli stereotipi di genere presenti tuttora all’interno della nostra società
Pensiamo che ad esempio il libro “Piccolo blu piccolo giallo” di Leo Lionni è stato inserito dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro tra i libri da non utilizzare nelle scuole, perché “confonde i bambini”. Racconta la docente dell’Università di Macerata Lucia Paciaroni, intervenuta durante il convegno: «Il tema degli stereotipi è molto presente. C’è oggi consapevolezza, che incanalano i discorsi di una società». «Pensiamo alle decisioni dei giudici – sottolinea Ines Corti – Nella motivazione della sentenza i giudici si sono serviti spesso purtroppo di stereotipi».

I nipoti di Elena Gianini Belotti

Un pomeriggio di riflessione sui temi del femminismo, per ripensare ad una società che non sia solo “uomo centrica” ma che veda egual modo uomini e donne. Donne che «da secoli sono considerate deboli, pericolose e pericolanti – racconta la professoressa UniMc Anna Ascenzi – occorre mettere in luce questi stereotipi attraverso la manualistica scolastica e la letteratura per l’infanzia»
Purtroppo però molti degli stessi stereotipi che affliggono le donne già negli anni ’70 quando Belotti scriveva i suoi testi, sono gli stessi che sono perpetrati oggi.
Partire dalle giovani generazioni, dalla lettura di genere per l’infanzia, nell’educare le nostre bambine e i nostri bambini che l’azzurro non è per i maschietti e il rosa non è per le femminucce, potrebbe fare la differenza, un passo alla volta.

Nicoló Maria Ingarra

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