
di Carlo Torregrossa
Dalla corsia dell’ospedale a Musicultura. Jacopo Torno, Stefano Bonetti, Matteo Prinetti e Davide Negroni sono il quartetto che forma gli Hot Docs, ora fuori con il loro primo album “L’amore è una malattia”. Quattro medici, diventati grandi amici a lavoro dentro un reparto Covid: «E’ stato un bel momento di coesione. Ci siamo incontrati durante il periodo del Covid e abbiamo scoperto di avere in comune la passione per la musica».
Ma chi sono gli Hot Docs? Sono tutti originari della zona di Novara. Jacopo, è medico di base e cantante del gruppo. «Sono autore di quasi tutte le canzoni – racconta – ho molte passioni, i viaggi, le camminate e la cucina. La mia specialità sono le grigliate. – Conclude.
Stefano è il chitarrista della band, anche lui medico di base, e autore di “bucaneve”. «Dietro ogni canzone c’è un lavoro collettivo. Jacopo si aiuta molto col pianoforte, poi c’è tutta la parte di riarrangiamento» afferma Stefano.
«Siamo ragazzi abbastanza dinamici – sottolinea Matteo Prinetti, bassista specializzando in cardiologia – Ci piace fare una vita abbastanza attiva nei limiti di quanto lo consenta il lavoro. La band è un bello sfogo, che dà molte soddisfazioni» racconta il bassista. Infine Davide Negroni, batterista e radiologo interventista che purtroppo non ha potuto partecipare all’intervista per impegni personali
Come e quando è nato il progetto?
«La band è nata tra il 2020-2021, abbiamo cominciato a lavorare insieme in un reparto Covid. Volevamo fare una grande festa per la fine del lockdown e ci siamo detti perché non suonare noi? Abbiamo dovuto reinventarci da zero, perché Davide non suonava la batteria (ha imparato a farlo da autodidatta) e Matteo non suonava il basso».
Come riuscite a conciliare lavoro e musica?
«Il tempo è poco, riusciamo a trovarci solamente una volta alla settimana. Spesso siamo molto stanchi, soprattutto Matteo e Davide che lavorano all’interno dell’ospedale e sono sempre oberati di lavoro. Avendo però passione e amicizia, cerchiamo di far quadrare le cose».
Come avete deciso di partecipare a Musicultura?
Jacopo: «Mi ero iscritto a Musicultura dieci anni fa. Ero rimasto nell’indirizzario della newsletter, quando ho visto la mail mi son detto perché non provare, e allora ci siamo iscritti. E’ andata bene perché la partecipazione è stata una bella sorpresa, ci hanno avvisato due settimane prima che eravamo stati presi».
Come è andata questa esperienza sul palco del Teatro Lauro Rossi?
Stefano: «E’ stata un’esperienza incredibile, durante il soundcheck il brividino l’ho sentito».
Jacopo: «Essendo arrivati a 30-31 anni nessuno di noi si aspettava di arrivare su un palco così bello, così emozionate»
Matteo: «L’importanza del palco si palpava a sentimento»
In Letizia, a un certo punto del testo si dice “senza chiarezza e senza dignità mi ha ghostato”, voi avete mai ghostato?
«In realtà La canzone Letizia è una critica a questo tipo di comportamento. Fa figo dire ghostare ma se lo fai sei scorretto».
Con chi avete realizzato i vostri video clip? Soprattutto in Letizia dove suonate dentro una piscina piena d’acqua, non vi si sono rotti gli strumenti?
Stefano: «Volevo dare alla chitarra una fine nobile. Gli strumenti non si sono rovinati. La chitarra l’avevamo utilizzata apposta per questo video.
I nostri video sono interamente autoprodotti, (ed editati interamente da Jacopo) e hanno la nostra firma. Ci filmano le nostre ragazze e i nostri amici, é tutto fatto in casa».
Matteo: «Realizzare video è molto divertente».
Chi sono Letizia ed Elena, le due canzoni che compongono l’album “l’amore è una malattia”?
Jacopo: «Sono storie assolutamente vere vissute qualche hanno fa»
Cosa fai quando non ti scrive?
Jacopo: «Se non penso di essere ghostato riscrivo, non faccio il timido e non uso orgoglio».
Il vostro ultimo progetto “l’amore è una malattia” è un concept album sull’amore. Potete dirci di più?
Jacopo: «Ho cominciato a scrivere queste canzoni dopo la separazione da una storia importante, che accenno brevemente in vino e miele. Dopo di che ho avuto avventure poco serie. L’ultima canzone dell’album invece è dedicata alla mia attuale ragazza».
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Jacopo: «Ho già scritto il nostro secondo album, e parte del terzo. Il progetto è mettersi a lavoro al più presto affinare la nostra tecnica e le nostre performance live.
L’esperienza di Musicultura è stata molto istruttiva, ma ci mancano esperienza e precisione, e anche gestire l’ansia del live»
Un consiglio alle nostre giovani lettrici e ai nostri giovani lettori, su come vivere l’amore?
«Con rispetto e senza paura di manifestare i propri sentimenti»