domenica, Dicembre 22, 2024

Andrea Ferroni, il non filosofo
che porta la filosofia tra la gente
«E’ un modo di vivere»

L'INTERVISTA al consulente bibliotecario maceratese, autore di "Le storie della filosofia per grandi e piccoli" che sarà presentato nel corso di un laboratorio sabato 18 maggio alle 17 alla Bottega del libro. «L'ho sperimentato sulle mie figlie»

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Andrea Ferroni

di Alessandra Pierini

“Le storie della filosofia per grandi e piccoli” è il titolo del libro di Andrea Ferroni di Macerata, 55 anni, consulente filosofico e bibliotecario. Si tratta di un progetto generale di presentazione della storia della filosofia dedicato in particolare alle famiglie con bambini e bambine affinché questi ultimi, in dialogo con i genitori, vengano avviati alla comprensione generale dei grandi problemi del pensiero umano, siano stimolati alla curiosità e al porre domande e anche perché venga conservato e valorizzato lo stupore dei bambini e delle bambine di fronte al mondo. Il libro, illustrato da Pia Simona Bosco, 27 anni, sarà presentato sabato pomeriggio alle 17 alla Bottega del Libro, nel corso di un laboratorio, non a a caso, filosofico al quale è possibile partecipare su prenotazione al numero 0733230046 o tramite mail a bdl.ricerca@bdl.it.
Andrea Ferroni, insegnante di filosofia nei licei, è ora consulente filosofico e bibliotecario. Al suo attivo ha alcune pubblicazioni di racconti in raccolte collettive. È anche teacher expert in Philosophy for Children, metodo che in tutto il mondo costruisce comunità di ricerca filosofiche di bambini, bambine, ragazze e ragazzi, per educare alla riflessione e al dialogo democratico. Si diletta anche nell’organizzazione di caffè filosofici.

Lei è davvero un filosofo in carne e ossa? Un po’ come quelli famosi che leggiamo sui libri? 

«Un filosofo? Beh… Cominciamo con qualcosa di più facile: intanto diciamo che sono una persona in carne e ossa. Poi in effetti non posso dire di essere proprio un filosofo, perché i filosofi oggi sono solo i professori universitari e io sono arrivato a insegnare solo nei licei. Quindi no, non sono un filosofo, non sono famoso e non andrò a finire nei libri. Chissà? Forse è per questo che ho scritto un libro: visto che non finirò mai dentro i libri di filosofia, almeno potrò dire di esserci finito fuori, su una copertina, con il mio nome stampato. Ma adesso ho un problema, la copertina fa parte del libro o serve solo a proteggere il contenuto del libro? E quindi io sono fuori o dentro il libro?»

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Laboratorio di filosofia a scuola

Come è diventato un filosofo?

«Abbiamo detto che non sono un filosofo però diciamo che ho studiato tanta filosofia, sia all’università che in vari corsi dopo la laurea. Poi in realtà è successa una cosa: quando insegnavo mi sono accorto che la filosofia era vista come una materia qualsiasi e io mi sentivo insoddisfatto da questa situazione. Sentivo che la filosofia doveva essere qualcosa di più di una semplice materia scolastica. E allora mi sono messo a organizzare simposi (=pranzi) dopo scuola con gli alunni e le alunne. E lì parlavamo di cosa è giusto fare quando litighi con un amico o un’amica, di come comportarsi quando le cose vanno male, di come superare i problemi con i genitori, di cos’è l’amore, di come si fa a essere felici e di tante altre cose. Ecco: a quel punto ho capito bene che bisognava legare la filosofia alla vita concreta di tutti i giorni. E ho compreso anche un’altra cosa: che la filosofia non era una cosa astratta ma qualcosa che portava la vita da un’altra parte e che quella parte era sempre piena di sorprese. Insomma, la filosofia non era più una materia ma un modo di vivere. Da lì in poi ho pensato che sì, volevo diventare un filosofo. L’accento è tutto sul “diventare” però, non sul filosofo. “Diventare” indica un continuo cambiamento che non ha mai sosta. Un continuo mettermi in discussione e confrontarmi con gli altri sulle cose della vita. Una vita che cambia sempre e che va sempre analizzata e ricompresa ogni volta. Che caos la vita, ma anche che avventura».

Cosa fa un filosofo?

«Un filosofo dovrebbe innanzi tutto fare una vita filosofica. E cioè vivere sempre in modo coerente rispetto alle sue idee. Il problema è che le idee cambiano nel tempo, così come la biochimica del cervello del resto. E allora il filosofo deve trovare sempre il miglior compromesso possibile tra le idee che cambiano e il comportamento che non trova molte guide di riferimento stabili. A quel punto la cosa migliore che può fare un filosofo è trovare amici e amiche che non gli facciano desiderare di sedere sul divano la sera. Amici per andare a dialogare con loro al bar o ai giardini. Magari nel confronto con gli altri le cose si chiariscono un po’. E insieme si è più forti».

andrea_ferroni-4-768x1024Fare il filosofo è il suo lavoro?

«No, non è il mio lavoro, se con lavoro si intende attività retribuita. E infatti non sono un filosofo. Se invece si intende “lavoro” come attività che si compie per realizzare qualcosa, allora sì: la filosofia è un lavoro. Ma cosa si realizza? Si realizza un percorso, come un sentiero nel bosco, che a volte è fitto fitto e viene voglia di tornare indietro, mentre altre volte si illumina perché appare una radura senza che ce lo aspettavamo e viene voglia di restare. Ecco, la filosofia serve a sorprendersi, a cercare sentieri e saper aspettare. E a avere la forza di cambiare idee, cosa che è molto rara perché ci si attacca alle idee per avere un’identità. Ma il filosofo sa che una vera identità non esiste. Occorre sempre stare in viaggio. Il lavoro del filosofo è fare il viandante. Magari con degli amici, come dicevamo prima».

Occuparsi di filosofia era il suo sogno da bambino?

«Da bambino non avevo nessuna vocazione particolare. Ero solo bravo negli sport. Diciamo che a 14 anni ho sentito per la prima volta la parola filosofia e me ne sono innamorato. Proprio della parola, eh! Perché non avevo idea di cosa fosse. Poi l’ho studiata a scuola e, nonostante una professoressa poco empatica e piena di pregiudizi, sono riuscito a restare fedele alla filosofia. E così mi sono iscritto all’università per studiarla meglio. Come ho già detto prima, quando poi mi è capitato di insegnare filosofia nei licei ho capito che se la mia materia non sapeva parlare al cuore dell’esistenza dei ragazzi e delle ragazze, allora era una materia inutile, da studiare su un libro come le altre. Insomma, ho capito che la filosofia era anche un’altra cosa rispetto all’insegnamento universitario e che doveva tornare all’antica Grecia, quando si faceva per strada, nelle piazze e sapeva parlare alla vita quotidiana delle persone».

andrea_ferroni-3-447x1024Che cos’è la filosofia?

«La filosofia non lo sa nessuno cos’è. E sai perché? Perché nel momento in cui ti fai la domanda su che cos’è la filosofia, allora stai già facendo filosofia e quindi ci sei sempre dentro. Ma per capire le cose bisognerebbe starci fuori, non dentro. Dare una definizione di una cosa significa tracciare i confini di quella cosa. E per tracciare i confini devi vederla da fuori o dall’alto. Se ci stai in mezzo non è possibile vedere tutto il confine e quindi non è possibile definirla. Diciamo però che della filosofia si può intuire almeno qualcosa, per esempio quando un’idea ti piace e ne stai discutendo con un amico e poi discutendo scopri qualcosa a cui non avevi pensato, allora allarghi e rinnovi i tuoi orizzonti. Ecco, la filosofia forse somiglia a questo allargare i confini delle proprie idee. E magari allargarli così tanto da perderle e cambiarle. Qui però ci sarebbe da fare un altro discorso, per cambiare le proprie idee ci vuole tantissimo coraggio. E chi ce l’ha questo coraggio?»

andrea_ferroni3Come mai ha pensato di scrivere un libro sulla filosofia? 

«L’idea è nata perché un giorno ho provato a raccontare alle mie figlie piccole come era nata la filosofia e quindi dovevo raccontarla in modo che loro la capissero. Dato che a loro piaceva ho deciso di fissare con la scrittura quello che raccontavo. Scrivevo di giorno e poi la sera leggevo alle bimbe quel che avevo scritto. Se loro capivano cosa stavo dicendo, allora significava che il linguaggio era adatto, se non capivano allora semplificavo il testo o aggiungevo esempi. E così, piano piano è nato il libro. In mezzo c’era anche qualche reminiscenza dei miei studi di psicologia dell’età evolutiva e di Philosophy for Children. Comunque il mio testo è rimasto nel cassetto finché non sono capitate due cose. La prima è l’incontro con Luca Bartoli (Vydia Edizioni), un editore appassionato come ce ne sono ormai pochi. Ha creduto nel progetto quasi subito. Prima lo abbiamo messo alla prova con Federica Marincioni, una maestra lungimirante che ha accettato di leggere e sperimentare il testo con i suoi alunni e alunne. Lei ci ha dato dei riscontri positivi e incoraggianti. La seconda cosa importantissima è l’incontro con Pia Simona Bosco, una ragazza laureata in illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Mi ha fatto vedere alcuni suoi disegni e sono rimasto subito incantato dalla sua bravura. Le ho proposto di illustrare il libro, ha accettato e siamo partiti».

andrea_ferroni-2-768x1024Di cosa parla il suo libro?

«Il libro racconta di cosa c’era prima della filosofia e di quando è nata la filosofia occidentale nell’antica Grecia. Come abbiamo detto poc’anzi, nessuno sa bene cos’è la filosofia e così ho provato a scrivere le storie di quelli che sono stati chiamati i primi filosofi per vedere se si può capire qualcosa di più da loro. Ogni tanto nel libro trovano posto anche delle domande e il lettore è chiamato a rispondere in prima persona o confrontandosi con qualcuno. Ci sono poi le bellissime illustrazioni di Pia Simona che fanno vivere queste storie anche attraverso le immagini. Si tratta del primo volume e parla soprattutto dei primi tre filosofi: i signori Talete, Anassimandro e Anassimene. Seguiranno poi altri volumi per raccontare le idee e le storie degli altri filosofi».

E’ un libro destinato a grandi e piccoli. Come mai? Il pensiero filosofico non cambia con l’età?

«Tutto cambia con l’età, ma questo è un libro che racconta la storia di come è nata la filosofia e quella storia non cambia. Certo, si possono dare sempre varie riletture delle cose accadute e anch’io ho dovuto scegliere una linea interpretativa, ma di base il passaggio dai miti al pensiero razionale dei primi filosofi viene raccontato più o meno in modo simile da tanto tempo. È destinato ai “piccoli” perché è scritto con un linguaggio adatto alle scuole primarie. È destinato ai “grandi” perché chi non ha mai studiato filosofia o non si ricorda di averlo fatto può intraprendere un percorso interessante, graduale e il più possibile completo senza essere scoraggiato da tecnicismi o concetti espressi in modo complicato. È destinato a “grandi e piccoli” perché l’ideale è che il libro venga letto da un adulto a un bambino e si approfitti degli spunti e delle domande per rispondere e farsi ulteriori domande, instaurando insieme un dialogo fecondo che può portare chissà dove. Stiamo parlando del primo volume: via via che la filosofia aumenterà la sua complessità saranno aumentate anche le capacità di ragionamento e comprensione dei lettori. Come ho detto poco fa, si tratta di un percorso in più volumi».

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2 COMMENTS

  1. Da quando il mio carissimo amico musicista Frank Ricci mi ha letto passi di Platone, spiegandomelo, si è chiuso il cerchio della mia ricerca esoterica… Però dovrò acquistare il libro, perché mi farà vedere le cose della vita ad un livello più basso, ma più puro. E lo acquisterò per i miei nipoti. Sì, sono curioso di questa iniziativa. Grazie CM per questo articolo informativo.

  2. Bravo Andrea!
    Caro amico, gentile e dialogico (merce rara, di questi tempi). Ti auguro ogni soddisfazione filosofica e professionale.

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