lunedì, Dicembre 23, 2024

La poesia di Aja Monet
abbraccio di umanità per gli studenti

CIVITANOVA - Greta Sergi, del classico Leonardo da Vinci, racconta l'incontro con la poetessa americana e le emozioni vissute dai presenti

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Aja Monet con studenti e studentesse del liceo Da Vinci

Il racconto dell’incontro con Aja Monet al Liceo di Civitanova raccontato da una studentessa, Greta Sergi, 3A classico. Studenti e studentesse del Liceo Leonardo da Vinci che hanno affollato l’auditorium della scuola per ascoltare e sentire una poetessa che è volata nelle Marche dall’America, prima per un concerto al teatro delle Logge a Montecosaro e poi il giorno dopo ha accolto con gioia la possibilità di incontrarli. Non stava molto bene ma in auditorium non se ne è accorto nessuno. 

di Greta Sergi

aja monet, in minuscolo come lei preferisce, pluripremiata poetessa americana, varca le porte dell’auditorium del liceo e la prima domanda che salta in mente è come abbia fatto ad arrivare qui, da Los Angeles a Civitanova, il 7 novembre, a raccontare il suo lavoro a una platea di adolescenti italiani. Dal pulpito dell’Aula Magna non è sempre facile catturare l’attenzione, ma aja ha qualcosa di speciale: intervistata dalla docente di inglese Barbara Poggi, riesce sin da subito a farsi ascoltare, parlando di poesia in una maniera completamente differente da quella a cui ci ha abituati la scuola.

aja si definisce una surrealist blues poet: si rispecchia fin dagli albori della sua carriera nel genere surrealista e interpreta ciò che scrive accompagnata dalla musica blues, emotiva e intima, perfetta cornice per le sue parole, energiche e vigorose, cariche contemporaneamente di malinconia e vitalità.

Racconta di come è arrivata a poter essere chiamata poetessa a tutti gli effetti: un percorso iniziato alle superiori, quando vinse un talent show e si rese conto che quella sua passione, nata dall’interesse per la lettura e dal supporto di un gruppo di ragazzi nerdy quanto lei, sarebbe potuto diventare un vero e proprio lavoro. Non sempre ha ottenuto il supporto della famiglia ma scrivere era diventato fondamentale per esprimere al meglio la propria interiorità. Il trampolino di lancio è arrivato con la vittoria del Nuyorican Poets Cafe Grand Slam poetry award nel 2007: la vincitrice più giovane della storia, a soli 19 anni.

aja-monet-liceo-preside-e-profMa cosa significa essere poetessa in un mondo in cui, grazie ai social, chiunque può dichiararsi artista? Secondo lei, per esserlo non basta scrivere qualcosa e postarlo, ma bisogna rendere la poesia uno stile di vita: è poeta colui che guarda il mondo e con le sue parole ne tira fuori la bellezza. aja è così, trasuda poesia in ogni suo gesto e si intravede la luce nei suoi occhi mentre parla di ciò che le sta a cuore.

E lei, che è così impegnata nel sociale, finisce a riflettere sul significato della parola “umanità”, che spesso ricorre nei suoi testi, tanto più ora che la visione di immagini catastrofiche, di un’umanità sempre più disumana, dilagano nei social e ci portano a “deumanizzarci”, ad assistere all’orrore passivamente in virtù della lontananza degli echi di guerra, dei disastri, delle sciagure perché, in fin dei conti, “se succede lontano non è un mio problema”. Eppure in particolare noi giovani, che spesso siamo immersi nelle piccole problematiche che ci circondano, siamo in realtà connessi col mondo più di quanto crediamo e bisogna quindi sviluppare un pensiero critico personale per continuare a scandalizzarci di fronte agli orrori del mondo e riappropriarci di questa nostra umanità. Così la poesia è diventata per aja un nuovo modo di raccontare la verità, ciò che per lei è più importante.

La poetessa, guardando negli occhi ogni studente, ci ricorda imperterrita che il futuro siamo noi e lo fa con una fermezza che convince tutta la platea e, tra applausi scroscianti, induce gli studenti del liceo ad avvicinarsi a lei e porle una, due, dieci domande, in un turbinio di curiosità e desiderio di confronto. C’è chi indaga sulle sue ispirazioni poetiche, chi chiede come si faccia a superare il “blocco dello scrittore”, chi domanda come trovare il coraggio di buttarsi in qualcosa di nuovo e sconosciuto. La scrittrice, dunque, risponde sottolineando come sia necessario, per crescere artisticamente e non, fare e provare comunque, anche se si ha paura.

Con la sua profonda semplicità, aja monet ha conquistato tutta la platea e ha portato nel nostro liceo un’immagine di poesia che va al di là di metrica e rime, ma è denuncia e libertà: un’arte che veicola al meglio ciò che la nostra interiorità è si interroga sull’umanità che, mai come oggi, rischiamo di perdere.

Il titolo del suo album, “When the poems do what they do”, tradotto in italiano con “Quel che fanno le poesie”, si rivela perfettamente nel momento in cui mja chiude gli occhi e recita dolcemente, quasi cantando, una delle sue liriche, lasciando tutti a bocca aperta. Perché è questo che fanno le poesie: stupiscono e creano dal nulla, pura magia.

 

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