di Ambra Calvaresi, Martino Giustozzi e Matteo Bracalente*
Dall’alto dei suoi due metri e quattro, Enrico Diamantini, giocatore della Lube classe ’93, è considerato uno dei migliori centrali del panorama della pallavolo italiana. Unendo efficacia e forza fisica, l’atleta originario di Fano, in forza alla Lube Volley di Civitanova, rappresenta una sicurezza per i propri compagni e un avversario scomodo per i rivali.
Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel mondo della pallavolo, da cosa è nata la passione?
«Ho iniziato a giocare a pallavolo quando avevo otto anni e i miei genitori mi hanno spinto a praticare questo sport, anche a causa della mia altezza. Io inizialmente non ero d’accordo con loro perché preferivo giocare a calcio come i miei compagni, essendo cresciuto a Lucrezia, un piccolo paese del pesarese. Poi però ad un torneo scolastico mi ha notato un signore della società di Lucrezia e da lì è nato tutto».
Quali sono stati finora il momento migliore e peggiore della tua carriera?
«Per mia fortuna ho avuto diversi momenti positivi nel corso della carriera. Anche gli anni in cui giocavo nel settore giovanile della Lube sono stati piacevoli, sia per le vittorie ottenute che per le esperienze vissute. In generale uno dei miei successi iniziali più importanti è sicuramente la vittoria dell’A2 con Porto Potenza, con una squadra molto giovane. Da lì ho cominciato a girare diverse squadre e ho continuato ad ottenere buoni risultati, tra cui la vittoria con Ravenna di una coppa europea, prima di vincere i trofei più importanti con la Lube. Purtroppo ci sono state anche annate negative. Ad esempio ricordo il primo anno che sono andato via dal settore giovanile della Lube: mi sono trasferito ad Avellino per giocare l’A2, ma dopo pochi mesi la società ha chiuso. Era il mio primo anno lontano da casa e mi sono ritrovato a dover cambiare nuovamente squadra».
Qual è il rapporto che hai instaurato con la città di Civitanova? Ti capita di essere fermato dai fans?
«Ogni tanto mi capita, il rapporto con la città di Civitanova è abbastanza stabile, infatti vivo qui ormai da 5 anni, mi sento a casa quando sono a Civitanova. Nei primi anni del settore giovanile ho iniziato a frequentare Civitanova e l’ho vista crescere e cambiare».
Segui e ti piacciono altri sport oltre alla pallavolo?
«Seguo il calcio un po’ come tutti gli italiani, tifo Inter. Poi sono un tifoso di basket e seguo l’Nba; per quanto riguarda le altre discipline, ad essere sincero, non le seguo più di tanto; anche se sono il tipico sportivo che, quando arrivano le Olimpiadi, passa le ore a seguire dalla prima all’ultima gara».
Abbiamo saputo che il tuo sogno è proprio quello di partecipare alle Olimpiadi, è ancora così?
«Sì, sarebbe sicuramente un sogno: penso che quello delle Olimpiadi rappresenti, per ogni sportivo, il campo più importante dove esprimersi e, nella pallavolo, il torneo più prestigioso che si possa provare a vincere, o almeno a cui partecipare. Sarebbe un’esperienza bellissima, difficile da immaginare; per ora non ho avuto l’opportunità di parteciparvi e non so se capiterà l’occasione.»
Nel tempo libero cosa ti piace fare?
«Mi piace molto passare il tempo con i miei amici e compagni di squadra, sono molto “compagnone”: mi piace andare a ballare o invitare persone a casa. Di hobby non ne ho uno definito, mi piace tenermi aggiornato sulle novità elettroniche, tipo computer e smartphone, e automobilistiche anche se non mi definisco un “nerd”.»
Sei una persona scaramantica? Hai qualche “rito” che fai prima di una partita?
«Nella mia squadra c’è parecchia scaramanzia, da anni si tendono a fare le stesse azioni. In particolare ci sono dei giocatori che indossano particolari indumenti porta fortuna, ed entriamo in campo sempre nello stesso ordine.»
*Ambra Calvaresi, Martino Giustozzi e Matteo Bracalente, studenti del liceo linguistico “Leopardi” di Macerata