domenica, Dicembre 22, 2024

Trasformazioni, sogni
e strategie collettive di sopravvivenza
nei manifesti degli studenti

CIVITANOVA - Sono stati realizzati nell'ambito del porgetto «La scuola ha riaperto come dopo una nevicata». Coinvolto il liceo Stella Maris. L'esperienza è stata rappresentata sul palco di "Io desidero"

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La serata finale del progetto (Foto Gasparroni)

di Leonardo Luchetti

Ad aprire l’edizione 2023 di Io desidero è stato un progetto che ha come scopo quello di dare voce ai giovani, “La scuola ha riaperto come dopo una nevicata”, ideato da Sara Leghissa in collaborazione con Maddalena Fragnito e Marzia Dalfini, la prima, artista performativa di Milano che sviluppa progetti nello spazio pubblico, è stata ospite nella prima serata del festival civitanovese dei giovani. Questo progetto è approdato anche all’istituto Stella Maris di Civitanova, rappresentato sul palco di Io desidero dal suo dirigente Andrea Campanari, e da delle componenti studentesche; i prodotti finali di questo progetto allo Stella Maris sono dei manifesti che contengono le “voci” di ragazzzi e e ragazze. Sono stati affissi nello spazio pubblico dove si svolge il festival.

io_desidero_2023-3-1024x683È proprio a Sara Leghissa che abbiamo chiesto in cosa consiste questo progetto

«“La scuola ha riaperto come dopo una nevicata” una serie di incontri svolti nelle scuole per parlare di cos’è successo in questi anni di diritto all’istruzione (parzialmente) negato; di assenza di corpi e di socialità, di caccia all’untore, solitudine, paura, domesticazione e dispositivi digitali. Ma anche di sogni, trasformazioni impreviste e strategie collettive di sopravvivenza.
Commissionato dalla Fondazione Lazzaretto di Milano e nato a partire dall’incontro con alcuni studenti e studentesse di licei milanesi nel 2020, la produzione di manifesti è continuata attraverso incontri e conversazioni avvenute con alcuni studenti e studentesse dell’istituto superiore Gramsci Keynes di Prato, della scuola media Busoni e Vanghetti di Empoli, dell’istituto Albe Steiner di Torino, del liceo Chiabrera-Martini di Savona, del collettivo Che del liceo Vittorini di Milano, del Liceo Leopardi di Recanati, e infine al liceo Stella Maris di Civitanova, diventando portavoce di esperienze personali e collettive anche successive alla pandemia e portando le parole dell3 student3 nello spazio pubblico, attraverso affissioni autorizzate e non.
Il progetto e le tematiche emerse durante questa esperienza verranno raccontate in un libro scritto da Maddalena Fragnito e edito da Nero Editions, che verrà presentato a Roma l’8 settembre all’interno del festival di arti performative Short Theatre.”

io_desidero_2023-1-1024x683Dopo la presentazione da parte di una delle ideatrici è giusto anche presentare il punto di vista del dirigente scolastico dello Stella Maris, Andrea Campanari, il quale ha portato questo progetto fra i suoi alunni e alunne. Come è venuto a conoscenza del progetto “La scuola ha riaperto come dopo una nevicata”?

«Gli autori di questo ponte tra il Liceo e l’Artista Sara Leghissa sono stati la Cooperativa Sociale il faro Faro e Andrea Foglia. Ci conosciamo da qualche anno ed è grazie a loro che ci siamo trovati intorno ad un “meet” a parlare del progetto. Andrea Foglia è stato un paio d’anni fa ospite allo Stella Maris in occasione della settimana culturale del Liceo che vede ogni anno le lezioni sospese e protagonisti del mondo del lavoro che portano le loro esperienze alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi e si confrontano con loro».

Cosa l’ha spinta a portarlo tra i suoi studenti?

«L’idea di dare voce ai nostri studenti, farli operare nella collettività e renderli parte educante di una comunità. Non possiamo più intendere la Scuola come l’ambiente dei banchi e delle cattedre, delle discipline e delle interrogazioni, della singolarità e della competizione sfrenata. Il progetto parla di collaborazione, comunità, dialogo, parola messa insieme, esperienza vissuta e “Fare”. Sembra contraddittorio che un Liceo punti ad insegnare a praticare la vita di comunità? Beh se lo sembra è perché guardiamo solo alla superficie e solo da un ristretto punto di vista. Per noi la scuola è un opera che deve confrontarsi col mondo. Ci proviamo costantemente».

Come reputa sia andato questo progetto? Crede abbia aiutato i suoi studenti ad aprirsi?
«Il progetto non può dirsi concluso, non può esserlo qualcosa che riguarda i giovani. Ci siamo promessi si dal primo incontro che la base era renderlo “infinito”, cioè fare di questa idea la madre di molte altre. L’apertura che ne è derivata da parte delle nostre studentesse e studenti ci fa ben sperare. Con loro, ascoltandoli, dando continuità a questo progetto con il team del Festival Io desidero e la rete sociale Oltre, oltre alla cooperativa sociale Il Faro e tutte le altre realtà, renderemo bello un terreno che si è fatto subito fertile. Desideriamo vedere tutti i giovani in prima linea nel costruire idee nuove e fare opere creative. C’è bisogno di bellezza, non possiamo smettere di alimentare la fiamma».

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