lunedì, Dicembre 23, 2024

Storie di acqua e di pietre: alla scoperta di Tolentino con i Ciceroni del Fai

ESPLORA - Studenti e studentesse della scuola Filelfo hanno guidato i turisti lungo il percorso studiato per l'occasione

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Circa ottanta studenti e studentesse del “Filelfo” di Tolentino, nel ruolo di apprendisti Ciceroni, hanno ideato il percorso “Tolentino: storie di acqua e di pietre”, approvato dal presidente della delegazione Fai di Macerata, Giuseppe Rivetti ed è stato inserito nei percorsi nazionali Fai. Il percorso è stato fruibile anche il lingua inglese e spagnola.

I professori Manlio Rossi, Paolo Paoloni e le professoresse Roberta Concettoni, Manuela Meschini, Fausta Rastelletti, Simona Scarpacci e Claudia Sufferini, hanno preparato e aiutato le aspiranti guide a superare la timidezza, si dicono soddisfatti: «un’iniziativa tesa a far visitare luoghi che generalmente rimangono chiusi o riscoprire siti con particolari curiosità artistiche, storiche e paesaggistiche».

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È stata particolarmente apprezzata l’introduzione del Capitano di Ventura Niccolò Mauruzi, detto “il Tolentino”, impersonato di volta in volta da uno studente o studentessa presente in ciascun gruppo, personaggio che si proponeva di guidare i gruppi di circa 25 turisti. I giovani Ciceroni li hanno accompagnati lungo via Cesare Battisti dove si potevano ammirare le tre fontanelle della rana, della tartaruga e della chiocciola, soggetti naturalistici scolpiti da Nino Patrizi. Poi una sosta alla fontana di fronte la cattedrale di San Catervo, commissionata in seguito all’Esposizione Universale di Parigi nel 1889, da due nobili tolentinati. Fino a giungere alla fontana situata in piazza Silveri, su disegno dell’ingegnere Luigi Napolioni, dietro la basilica di San Nicola.

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Gli ideatori del percorso considerano una “vera chicca” la tappa al chiostro della Chiesa di San Nicola. Una costruzione antica con i capitelli gotici e i bacini ceramici e soprattutto la parte inferiore del Cappellone, – unica parte visibile attualmente, a causa del terremoto – dove si trovano nella prima fascia di affreschi anche alcuni graffiti. Il più antico dei quali risalente al Quattrocento sino a giungere a quelli settecenteschi lasciati da soldati francesi e dell’Ottocento, analizzati con un paziente lavoro proprio dal professore Paolo Paoloni.

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Ultima tappa del percorso, la lapide, anche questa opera di Nino Patrizi, posta nella parete a lato della Cappella delle Sante Braccia, al cui interno è custodito il cuore di Niccolo Mauruzi, assecondando un suo desiderio.

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