lunedì, Dicembre 23, 2024

“Il Vajont di tutti.
Riflessi di speranza”,
grande emozione al Vaccaj

VOCI DAL TEATRO - Continua il progetto del liceo Filelfo di Tolentino. Questa volta la redazione ha intervistato il cast dello spettacolo

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Ormai da diversi anni l’IIS Filelfo di Tolentino in collaborazione con Compagnia della Rancia e Cronache Maceratesi Junior porta avanti il progetto “Voci dal teatro”, volto alla sensibilizzazione del linguaggio teatrale da un lato e alla valorizzazione delle eccellenze dall’altro. In particolare una redazione scelta, composta da cinque studenti e studentesse del liceo classico e scientifico, partecipa agli spettacoli della stagione del Teatro Vaccaj di Tolentino in posti riservati, e scrive una breve recensione, arricchita spesso da interviste agli attori. Il progetto vede coinvolti Francesca Feliziani e Sofia Lacava della IV A liceo scientifico, Leonardo Cruciani, Eva Diomedi e Francesco Feliziani della IV A del liceo classico, sotto la guida e la supervisione delle docenti referenti del progetto, prof.ssa Cristina Lembo e professoressa Sandra Cola.
***

di Francesco Feliziani e Leonardo Eliseo Cruciani

“Il Vajont di tutti. Riflessi di speranza”, scritto e diretto da Andrea Ortis è andato in scena il 4, 5 e 6 novembre al Teatro Vaccaj di Tolentino . Ancora una volta MIC, Musical International Company, in collaborazione con Compagnia della Rancia ha scelto la città di Tolentino come residenza di allestimento. Allo spettacolo, che vuol farci riflettere ma, prima di ogni cosa, ricordare, hanno partecipato nella mattinata di sabato 5 novembre gli studenti del triennio dell’IIS Filelfo.
Andrea Ortis mette in scena la tragedia della diga del Vajont, ripercorrendo la sua storia per tutto il corso del XX secolo; infatti è lui a raccontarci la vicenda, aiutato da un fantastico cast composto da Michele Renzullo (ingegner Carlo Semenza), Selene Demaria (Tina Merlin). Inoltre, a fare da sfondo alla narrazione dell’Italia di quegli anni, incontriamo tre spettacolari e talentuosissimi attori che hanno intonato e ballato le canzoni in voga negli anni ’40, ’50 e ’60.
Innovativa è la scelta del regista nel modo di raccontarci gli avvenimenti: la pièce si suddivide in scene di coinvolgente narrazione, di recitazione e di musica accompagnata da coreografie.
L’opera è stata un momento paideutico anche per i ragazzi del triennio dell’IIS Filelfo Tolentino, che, catapultati nella vicenda, hanno risposto con prontezza alle domande rivolte al pubblico da Ortis.
Insomma, una rappresentazione toccante che parla di dolore, volta a non dimenticare; chiunque dovrebbe vederlo!
Noi studenti e studentesse del progetto “Voci del Teatro” abbiamo intervistato il cast dell’opera.

WhatsApp-Image-2022-11-10-at-11.03.45-2-300x300Com’è nata l’idea di mettere in scena questo disastro?
La direttrice della compagnia: «Il progetto è nato dalla conoscenza di Michela Moretti, che è una sopravvissuta alla tragedia, da lì è nata la volontà di mettere in scena l’accaduto in una nuova forma, anche per spingere i ragazzi ad andare a teatro.»
Avete colto l’obbiettivo coinvolgendo i ragazzi anche grazie all’uso della quarta parete.
Il narratore: «Questo è uno dei motivi per cui faccio teatro, quello che è successo oggi è un qualcosa di potentissimo. Tutti dicono che i giovani non ascoltano, ma oggi sono stati in silenzio presi dalla storia. Io sento di dirvi grazie.»
Avete portato la storia a moltissime persone che non la conoscevano, per voi quand’è stata la prima volta in cui avete sentito parlare del Vajont?
Una dei tre interpreti della famiglia del Vajont: «Anch’io, come molti di voi, quando mi hanno proposto l’incarico, sono venuta a conoscenza della storia, pensandoci bene sono felice che molti ragazzi ora sappiano del Vajont»
Il narratore: «Questa storia è di tutti: prima o poi chiunque affronta il dolore. Questo è un racconto macroscopico che punta a narrare qualsiasi tipo di dolore.»

 

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1 COMMENT

  1. Grande testo, spettacolo mirabile!
    Bravissimi da diventare bellissim!!! Ho “sentito” molto tutto !!! ho vissuto da piccola quella tragedia! Era l’annunciazione della falsità opportunista che non si è interrotta con la fine della guerra, con il cambio generazionale! Tina e la povera gente violentata dalla legge del più forte! Presa a « martellate in testa » dalla forza della demagogia più bieca! Non era solo il monte toc ad essere marcio, ma anche «  coloro che potevano decidere e fermarsi in tempo!L’ingegnere preso da quel furore di onnipotenza della presunzione… che pena !

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