lunedì, Dicembre 23, 2024

«Quant’è bella la famiglia
dove si condividono i successi
ma si può anche fallire»

GIORNATA MONDIALE - Una figlia, una mamma e una nonna di tre diversi nuclei familiari spiegano la loro esperienza

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Sabina Ascenzi con la sua famiglia

di Leonardo Luchetti*

Oggi, in occasione della giornata internazionale della famiglia, ci siamo chiesti cosa sia per tutti noi questa colonna portante della nostra vita, che ci educa, ci supporta, ci rende felici, a volte tristi, ma possiamo essere certi che se anche non ci sembra così, essa è sempre dalla nostra parte per farci fare le scelte migliori. Per capirlo appieno siamo partiti da degli esempi, una madre, una figlia e una nonna di tre famiglie diverse,, tre donne per cui la famiglia è stata ed è parte integrante di vita, carriera e felicità.
Margherita Salvucci, 26 anni, ha terminato da poco il percorso di studi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova e attualmente è al primo anno di specializzazione in Psichiatria, è una figlia che ha trovato nei genitori una fonte di ispirazione.
«Descrivere in poche parole cos’abbia rappresentato per me la mia famiglia durante gli anni universitari è un’impresa tutt’altro che banale. Tuttavia, dovendo provare a fare una sintesi, il primo pensiero va senza dubbio alla sezione dei ringraziamenti nella mia tesi di laurea: “Ringrazio i miei genitori per avermi sempre ricordato, durante questi sei anni, che non c’è niente di male a fallire qualche volta”. A prima vista potrà sembrare paradossale, ma sono piuttosto convinta che una delle cose che mi sono state maggiormente d’aiuto durante questi anni, sia stato il monito, rinnovato giorno dopo giorno dai miei genitori e da mia sorella, che ero in pieno diritto di fallire, di rallentare, di fare errori e variazioni sul tema, di prendermela comoda e godermi il panorama. In un ambiente talvolta ferocemente competitivo come quello universitario e in una società che ci spinge ad apparire sempre al massimo, dove spesso diventiamo i giudici più severi di noi stessi, la mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale nel ricordarmi di rimanere umana e pretendere da me stessa cose umane, senza al contempo abbassare l’asticella dei miei sogni e delle mie ambizioni. Sono convinta – e lo confermo sempre di più a posteriori, ora che sto iniziando a lavorare nel campo della salute mentale – che aver avuto alle spalle un supporto di questo tipo, sempre discreto, ma allo stesso tempo potente, nonostante la distanza, sia stato per me di inestimabile valore, contribuendo enormemente a salvaguardare quel briciolo di equilibrio mentale e – banalmente – di felicità personale (che poi si riflette nella felicità di chi ci sta attorno), che a volte purtroppo ci dimentichiamo di difendere e custodire come meriterebbero»

Sabina Ascenzi, è una docente di matematica e fisica presso il liceo scientifico Galileo Galilei, madre di due figlie, cresciuta in una famiglia numerosa, e da 14 anni con il sogno di crearne una propria con la persona che ama.
«Sono cresciuta in una famiglia numerosa composta dai miei genitori, mia sorella, mio fratello e i miei nonni; tutti loro mi hanno insegnato tante cose, tra cui l’amore reciproco, il senso del dovere, l’onestà, la fede, la generosità. Il legame che ci unisce è stato ed è ancora molto forte, ed in ogni momento ho la certezza che tutti loro non esiterebbero un istante a sostenermi se ne avessi bisogno, un pensiero davvero rassicurante.
L’intenzione di formare una mia famiglia l’ho sviluppata già durante l’adolescenza, nonostante le affermazioni degli adulti che continuavano a cercare di distruggere il mio progetto affermando che ogni coppia è destinata a fallire, che la vita insieme è una prigione e che i figli portano solo problemi.
A 14 anni però ho incontrato Adriano. Stiamo insieme da oltre 40 anni e non riesco quasi più a ricordare la vita senza lui al mio fianco».
Qual è il segreto di un legame così duraturo? «Io e Adriano siamo due persone tenaci: affrontiamo giorno per giorno le inevitabili difficoltà, discutiamo, troviamo un accordo e così facendo rafforziamo il nostro legame. Ci prendiamo cura dei nostri interessi in comune e contemporaneamente ci lasciamo liberi di dedicarci ai propri. Ancora oggi sento che stiamo progredendo nel nostro percorso e che ha senso continuare a lottare insieme perché siamo convinti che è solo quando si smette di combattere che le strade si separano. Cosa accadrà alle nostre? Non lo so, noi ogni giorno ce la mettiamo tutta, insieme, affinché restino unite.
Più tardi la loro famiglia è cresciuta con Silvia e Alessia, diventando ancora più salda e unita. «Con loro abbiamo potuto vivere i momenti più felici e sostenerci durante le difficoltà, imparando ognuno dall’altro. Anche oggi i giorni più belli sono quelli che riusciamo a condividere in serenità e allegria, pur vivendo lontani.
Ed ora riflettendo sulla mia vita mi accorgo che se negli anni sono molto cambiata è proprio grazie a Silvia e Alessia, che mi hanno aiutata a diventare una persona diversa, crescendo e migliorando con loro.
Quindi la mia ultima riflessione potrebbe essere proprio questa: nonostante a volte non sia facile e ci sia tanto da migliorare e aggiustare insieme, la bellezza della famiglia sta nel poter condividere con qualcuno i successi e le difficoltà, nel provare ogni emozione in maniera più intensa perché non è solo tua e nel sapere che in ogni momento puoi contare su un legame che non verrà mai meno. Ed è per questo che secondo me vale la pena tentare…».

La nonna è una signora che si è trasferita dall’Inghilterra in Italia, ora è una docente di scuole medie, e per lei la famiglia è felicità, solo a parlarne gli splendono gli occhi, madre di tre figli e nonna di due nipoti, ci racconta quello che per lei è stata la famiglia.
«Quando ero in Inghilterra avevo una mia ditta, alla quale lavoravo la mattina, potendo così dedicare tutti i pomeriggi e i giorni festivi ai miei figli; per dei periodi non ho lavorato, sia perché mio figlio ha dovuto seguire un programma per un corretto sviluppo, sia perché quando è nata la terza figlia, stare dietro a tutte le loro attività non era molto semplice, e richiedeva molto tempo. Tuttavia fare la mamma per me è stato bellissimo perché li ho visti crescere con i miei occhi, devo dire che sono stata anche fortunata di potermi permettere economicamente di non lavorare. Ad oggi vivo in Italia da ormai parecchi anni e insegno inglese come seconda lingua alle scuole medie, quindi ogni pausa scolastica torno in Inghilterra, per passare del tempo con i miei figli e con i miei nipoti, venuti al mondo da pochi anni, ma che sono riusciti a portare tantissima felicità»
Che bella la famiglia!

*Leonardo Luchetti, 16 anni, di Colmurano è un reporter junior di Cronache Maceratesi

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