lunedì, Dicembre 23, 2024

Mariangela D’Abbraccio è Blanche
«Sul palco sono una persona
non un personaggio»

VOCI DAL TEATRO - La recensione di "Un tram che si chiama desiderio" nell'ambito del progetto dell'istituto "Filelfo"

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La redazione di Voci dal Teatro con Mariangela D’Abbraccio

Ormai da diversi anni l’IIS Filelfo di Tolentino in collaborazione con Compagnia della Rancia e Cronache Maceratesi Junior porta avanti il progetto “Voci dal teatro”, volto alla sensibilizzazione del linguaggio teatrale da un lato e alla valorizzazione delle eccellenze dall’altro. In particolare una redazione scelta, composta da cinque studenti e studentesse del liceo classico e scientifico, partecipa agli spettacoli della stagione del Teatro Vaccaj di Tolentino in posti riservati, e scrive una breve recensione, arricchita spesso da interviste agli attori. Quest’anno con la riapertura dei teatri è ripartito anche il progetto che vede coinvolti Francesca Feliziani e Sofia Lacava del III A liceo scientifico, Leonardo Cruciani, Eva Diomedi e Francesco Feliziani del III A classico, sotto la guida e la supervisione delle docenti referenti del progetto, Cristina Lembo e Sandra Cola.

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di Francesca Feliziani

Un tram che si chiama desiderio mette in scena il celebre dramma di Tennessee Williams, che vinse nel 1947 il Premio Pulitzer. L’avvincente storia della borghese Blanche (Mariangela d’Abbraccio), che cerca di fuggire da sé stessa chiedendo ospitalità alla dolce sorella Stella (Angela Ciaburri) e al rozzo e aggressivo cognato Stanley (Daniele Pecci), è il pretesto per svelare temi sempre più attuali.

Può il tentativo di sfuggire da un passato oscuro costringerti ad affrontare le paranoie, gli orrori, gli sbagli e i sensi di colpa che non riesci a rimuovere dalla tua mente? È la storia di Blanche, il cui mondo è un immaginario che lentamente si frantuma fino a scivolare nella sua stessa follia e che comincia dal momento esatto in cui sorpassa la soglia della porta di sua sorella minore Stella.
La donna porta con sé traumi, orrori, violenze che tenta di nascondere attraverso modi sofisticati e l’apparente frivolezza con cui vive la vita. Vedova dell’amato marito omosessuale, suicidato per un “mi fai schifo” sussurrato all’orecchio in una sera di festa dalla stessa Blanche, la donna si lascia sopraffare dal dolore, a cui cerca di rimediare, insieme ai molteplici debiti, cedendo alla prostituzione; vive amori malsani, proibiti come quello verso il suo allievo minorenne che la porteranno a rinunciare all’unica certezza della sua vita, il suo lavoro.
Ella, per presentarsi in casa della sorella, indossa la maschera di un personaggio ingenuo, infantile, che rincorre le frivolezze del mondo, rimanendo però provata di fronte alla brutalità, all’aggressività del cognato Stanley e alla violenza che riserva a sua moglie Stella, che sembra però non accorgersi dei maltrattamenti, dei soprusi, e sembra non dar peso alla visione di sé stessa da parte del marito, che la considera poco più di un oggetto, a cui impone e pretende di essere ubbidito.
Stanley è il primo che si addentra nel passato contorto e profondamente triste di Blanche e la crudeltà dello stupro finale svela la rabbia e la passione insana nutrita verso la cognata.
Nella “protezione” di quelle quattro mura, Blanche conosce Mitch, che sembra essere l’unica via di salvezza per riscattarsi dal suo passato, per poter amare di nuovo qualcuno gentile, l’unico bisogno in questo mondo di confusione. Ma quando anche lui scopre le sue menzogne e la crudele realtà del suo passato, come se queste potessero influenzare davvero la persona che Blanche è ora, l’abbandona. Blanche è ormai giunta alla fine.

WhatsApp-Image-2022-01-25-at-11.29.53-1024x681Come dice l’attrice protagonista, ricoprire il ruolo di un personaggio così potente, forte e suggestivo quale può essere quello di Stanley, di Blanche o della stessa Stella è una responsabilità; avere la forza, il coraggio di sapersi mettere nei panni di una persona che sa dare solo violenza e brutalità, di una persona incapace di riconoscere la violenza persino di fronte alla schiacciante realtà forse per paura di perdere qualcuno che credi o speri che tenga a te, di una persona che cerca di sfuggire al suo passato, di zittire le voci che si rincorrono nella propria mente. Sul palco non sei un personaggio, ma una persona.

 

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