lunedì, Dicembre 23, 2024

Una app per crescere
come “genitori digitali”

FAMIGLIA - UniMc ha collaborato con l’associazione nazionale Di.Te per un progetto di educazione all’utilizzo dello smartphone. La professoressa Nicolini: «la comunicazione via social può diventare uno strumento pericoloso se non la si usa in modo informato e consapevole»

cellulare

Da un’idea sviluppata in sinergia tra l’Associazione Nazionale Di.Te., l’Università di Macerata – con Emanuele Frontoni e Marina Paolanti, ricercatori e docenti nel settore dell’Intelligenza Artificiale – e la Politecnica delle Marche è nata l’app OkDigitale, un percorso per l’uso consapevole dei dispositivi tecnologici, rivolto a figli, figlie e genitori. L’obiettivo è favorire un’educazione digitale per l’uso corretto dello smartphone.

Più del 10% dei giovani ha visto un proprio video intimo circolare in rete: il dato emerge da uno studio dell’Associazione Nazionale Di.Te., condotto in collaborazione con il portale Skuola.net su un campione di 3.115 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni.

«I primi a prendere in mano questa situazione devono essere i genitori stessi – ribadisce Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo –. Da loro deve partire una maggiore consapevolezza e un’educazione al digitale. OkDigitale vuole essere una guida sia per quei genitori, che cercano aiuto per comprendere le dinamiche del mondo digitale dei propri figli, fornendo loro informazioni e strumenti utili per favorire un corretto uso dello smartphone, sia per i ragazzi, che si affacciano al mondo online. L’app permette di ricevere una pillola quotidiana con suggerimenti, idee e informazioni per diventare un genitore digitale».

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Paola Nicolini

«La comunicazione via social – sottolinea Paola Nicolini, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione all’Università di Macerata – può diventare uno strumento pericoloso se non la si usa in modo informato e consapevole. I minori, per le loro capacità cognitive, non sempre hanno possibilità di capire le conseguenze di un’azione, soprattutto se a lungo termine: fare la foto all’amico ubriaco in un momento goliardico e pubblicarla online può essere divertente al momento. Ma quella foto non si cancella dalla rete e può diventare un’accusa pesante che grava su fragili spalle. Vale anche per i commenti aggressivi che appaiono sui social. La potenza dello strumento aumenta il potenziale danno sulle vittime. Il fenomeno non si può fermare, ma si deve agire per potenziare le competenze digitali e prevenire i disagi dovuti a usi impropri. Capire potenzialità e rischi dei dispositivi da parte dei genitori è importante, perché sono loro stessi per lo più a mettere in mano questi strumenti ai figli».

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Emanuele Frontoni

«La predisposizione dei ragazzi a un determinato gioco o device non dipende tanto dall’età anagrafica, quanto dalla sua età digitale, cioè dalla sua predisposizione alla tecnologia – spiega Emanuele Frontoni, -. I dati raccolti dall’app permetteranno di creare la prima banca dati su scala europea legata alla consapevolezza digitale e di monitorare i cambiamenti nel corso del tempo».

I contenuti saranno fruibili secondo un calendario di 10 settimane. Al termine di ogni settimana si può rispondere a un questionario per accertare le competenze acquisite. Al superamento di tutti i test verrà rilasciato un “patentino digitale” insieme alla indicazioni per concordare e condividere con i figli le regole per un utilizzo sicuro dello smartphone.

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