lunedì, Dicembre 23, 2024

La prof ambasciatrice di gentilezza
«Renderà migliori i miei “cucciolotti”
soprattutto in tempi di social»

RECANATI - Rita Soccio, assessora e insegnante, è entrata a far parte della rete nazionale ed è pronta a proporre ai suoi alunni e alunne nuovi progetti

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Rita Soccio

«La gentilezza rende la società migliore». Ne è fermamente convinta Rita Soccio, assessora del Comune di Recanati, ma prima di tutto insegnante di scuola media, che da martedì è entrata a far parte della Rete Nazionale Insegnanti per la Gentilezza (in totale sono 8 gli aderenti nelle Marche). «La missione  – spiega – è costruire gentilezza con le buone pratiche gentili per accrescere il benessere delle Comunità mettendo al centro le bambine e i bambini, affinché la gentilezza diventi un’abitudine sociale diffusa». 
Un’ottima notizia anche per i suoi “cucciolotti”. «Chiamo così i miei alunni e alunne perché hanno bisogno di affetto, le maestre di asilo e scuola elementare sono mamme surrogate, noi proff siamo più distaccate ma questo non vuol dire che non possiamo avere delle attenzioni in più per i nostri ragazzi e ragazze»

Come ha maturato l’idea di aderire alla Rete?
«E’ nata  un po’ per caso. Tempo fa abbiamo aderito come biblioteca comunale alla giornata della gentilezza. Da allora ho sempre seguito con curiosità questo movimento. Quest’anno ho visto che c’era la possibilità di aderire come insegnante e l’ho anche condivisa con il mio collegio docenti. Ho deciso di farlo perché credo fermamente nella gentilezza».

Qual è il potere della gentilezza secondo lei?
«Educare alla bellezza, alla gentilezza, al rispetto del bene comune è essenziale, come far capire che cosa significa il bene comune. Quando bambini e bambine vengono in Comune e nelle sala consiliare dico che le sedie sono anche le loro, rimangono molto stupiti. La gentilezza è forse la forma più alta dell’educazione e può rendere la società migliore».

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L’accoglienza a studenti e studentesse durante il primo giorno di scuola

Cosa cambierà in classe?
«Prima di tutto vorrei far entrare nelle lezioni le forme della gentilezza. Dire scusa, grazie, prego, per cortesia, può sembrare banale ma non lo è affatto. Io sono molto attenta su questo anche perché la cortesia deve essere sempre reciproca. Poi attraverso progetti e iniziative, vorrei coinvolgere colleghi e colleghe per portarli avanti in maniera pluridisciplinare. E passare piano piano dai gesti alle gentilezze vere e proprie e all’aiuto».

Ha già in mente qualche progetto?
«Il primo l’ho già presentato ieri ed è quello delle pietre della gentilezza. Ho chiesto ai miei alunni e alunne di portare a scuola delle pietre sulle quali scriveremo delle parole gentili  che potremo scegliere insieme,  magari anche dopo un loro confronto a casa con le famiglie. Quando avremo preparato tutto, le coloreremo e poi le depositeremo nel quartiere. L’altro progetto è dipingere la panchina della gentilezza. Alla “Patrizi” abbiamo l’aula verde e lì ci sono delle panchine che vorrei colorare di viola (il colore della gentilezza ndr) con delle frasi.
Coinvolgerli e farli lavorare avrà su di loro una forza diversa, ci rifletteranno e torneranno su questo tema».

Come inciderà tutto questo una volta usciti dalla classe?
«Il peso delle parole è importante, vorrei che da queste esperienze si crei un’impronta che li accompagni tutta la vita. La gentilezza va educata soprattutto ai tempi dei social, magari mi voglio illudere che ci penseranno due volte a scrivere cattiverie. Un grazie, un prego hanno un peso e un valore per cui usarli farà la differenza

 

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