di Sabrina Amichetti
Vi siete mai chiesti cosa fa un restauratore o una restauratrice? Ce lo spiega Eleonora Vittorini Orgeas, 34 anni, di Ascoli Piceno. Eleonora ha conseguito con il massimo dei voti, la laurea triennale e specialistica tra l’Università di Camerino e quella di Parma in Diagnostica per i Beni Culturali. Ha collaborato poi con importanti istituzioni del settore e scritto diversi libri. A partire da luglio, si è occupata del restauro di lastre ed epigrafi del cortile del Palazzo Comunale di Piazza della Libertà, a Macerata. La restauratrice, che ha da sempre una passione per l’arte, aveva già partecipato in passato al restauro delle statue nell’atrio del Palazzo, con l’obiettivo di salvare le opere rovinate e renderle “nuove”, senza cancellare i segni del passato.
Quando ha iniziato ad interessarsi al restauro?
«Fin da piccola ho sempre avuto una passione per l’arte, ho sempre disegnato, la materia che più mi piaceva a scuola era storia dell’arte. Sapevo che avrei fatto un mestiere in cui l’arte era la protagonista. Essendo poi io molto concreta, ho puntato al restauro, che mi permetteva di lavorare con l’arte. In realtà, ciò che mi piaceva del restauro è il fatto che potessi non solo lavorare con l’arte ma anche usare la manualità.»
Cosa fa una restauratrice?
«Il compito è quello di intervenire su un’opera d’arte e di fare delle operazioni, un intervento, che possa interrompere i processi del degrado. Quando si restaura un’opera non è che si riporta all’antico splendore, si cerca di risolvere le problematiche di rovina e degrado, senza cancellare i segni del tempo. L’obiettivo è quello di salvaguardare un’opera d’arte dalla rovina e poterla mantenere per trasmetterla alle generazioni future. Per fare questo, il restauratore non solo deve conoscere la storia dell’arte, ma anche avere una grande manualità e capacità tecniche, e deve anche conoscere molto bene le materie scientifiche, come la chimica, la fisica, proprio perché nel restauro si usano molte sostanze che agiscono in maniera chimica. È un lavoro a 360°.»
Si pensava di allungare i lavori di restauro al Palazzo Comunale fino a settembre così da permettere alle scuole di organizzare una visita e poter vedere come funziona il restauro. Pensa che possa essere una buona idea quella di avvicinare i più piccoli a questo mondo?
«C’era l’intenzione di allungare i lavori, ma non riuscirò a continuare a settembre, dovrei terminare a fine agosto. Però vedo che, essendo un cantiere aperto, molti turisti entrano e guardano, fanno domande. Penso anche che sia una bella cosa avvicinare i più piccoli al mondo del restauro, innanzitutto perché già gli adulti non conoscono bene questo mondo, ignorano la materia, quindi il fatto di poter educare un bambino al restauro permette poi di avere degli adulti coscienti di quello che è il restauro. Poi credo che possa essere anche molto positivo per poter far sì che si rendano conto del valore di un’opera d’arte, perché fondamentalmente il restauratore salva un’opera d’arte, per poterla mantenere e renderla visibile nel modo più giusto e corretto, mandando via tutto ciò che può rovinarla. E penso che questo a livello civico possa essere di grande valore per i bambini»