lunedì, Dicembre 23, 2024

Heinrich internato per 3 anni a Urbisaglia
Sua moglie Anna sfollata a Sarnano

SCUOLA - "Cantiere della memoria" all'Ipsia Frau dove studenti e studentesse hanno ricostruito le storie di alcuni protagonisti dell'Olocausto, tra cui la coppia poi deportata a Auschwitz

image5-225x300Un vero e proprio “cantiere della memoria”. L’Ipsia “Renzo Frau”, nelle sue tre sedi di Sarnano, San Ginesio e Tolentino, ha avviato con i suoi studenti e studentesse un percorso di ricerca produttiva sui temi dell’olocausto, della memoria e dell’odio razziale. A coordinare la riflessione sono stati docenti e ragazzi delle classi quarte, seguendo le proprie inclinazioni e le diverse articolazioni. Dopo un lavoro di ricerca delle fonti durato due settimane, il 4A “Benessere” di Sarnano ha ricostruito la storia di Heinrich Ramras, internato per tre anni nel campo di Urbisaglia, e di sua moglie Anna Schroetter, sfollata a Sarnano prima della deportazione ad Auschwitz. Questa attività ha permesso di sviluppare le storie di vita di quattro protagonisti, che gli studenti hanno poi rielaborato in modo creativo in un video pubblicato su YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=zLw6j0vFJG8

In particolare, sono state studiate le lettere dei deportati: «Ci hanno permesso di fare una ricostruzione commovente poiché ci hanno fatto entrare nell’intimo di questa famiglia», ha commentato la studentessa Valentina Petrocchi. Il video è stato presentato a tutte le classi dell’Istituto e, soprattutto, a Ilana Shaul, nipote di Heinrich e Anna, in collegamento da Tel Aviv. Un momento commuovente per Shaul, di fronte a tanti giovani interessati alla tragica storia dei suoi nonni. Sotto la guida della docente Giovanna Salvucci, esperta studiosa dell’argomento, i ragazzi e le ragazze hanno anche invitato Shaul a visitare la casa dove la nonna ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Sarnano.

image3-225x300I ragazzi e le ragazze della scuola di San Ginesio hanno approfondito i protagonisti dell’olocausto: vittime e carnefici. Divisi in gruppi, gli studenti e le studentesse del 4 “Meccanica-Elettronica” e del 4 “Arredo” si sono appassionati nello studio di Anna Frank, Primo Levi e Adolf Eichman, e hanno progettato una targa commemorativa da realizzare in legno con la macchina laser e con supporti sviluppati nei laboratori di meccanica. Infine, sul modello di Maus, fumetto sulla Shoah di Art Spiegelman, gli alunni e le alunne di tutta la sede svilupperanno una storia a fumetti. Il 4 “Pia” di Tolentino, invece, ha svolto un esercizio di scrittura e di riflessione collettiva partendo dalla lettura de “I sommersi e i salvati” di Primo Levi e da un approfondimento sul campo di concentramento di Ravensbruck, il più grande campo di concentramento femminile tedesco.

image0-2-300x300Differente il percorso del 4 “Meccanica” di Tolentino. Vista la significativa componente di origine balcanica dei suoi alunni, i docenti e i ragazzi hanno affrontato il discorso dell’antisemitismo e dell’odio razziale partendo da una ricerca sulla storia dell’ex-Jugoslavia e sugli avvenimenti che si sono susseguiti dalla morte di Tito alla dichiarazione di indipendenza dei vari stati confederati che ne facevano parte. Una delle pagine più cruente della storia del vecchio continente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. I ragazzi hanno raccolto diverso materiale e testimonianze, anche dirette chiedendo ai propri parenti, sugli orrori che vennero perpetrati contro un popolo solo perché di etnia o religione diversa. In particolare ha destato molto interesse, oltre all’assedio di Sarajevo con l’uccisione di un gran numero di civili, l’eccidio di Srebrenica dove sono stati trucidate più di 8.000 persone in poche decine di ore. Alla fine i ragazzi hanno raccontato ai compagni di tutta la scuola il frutto della loro ricerca che, come quelle che riguardano la Shoah, ha ribadito la follia e l’orrore del razzismo e dell’antisemitismo. In qualunque forma, luogo, tempo.

image6-225x300«La scuola resta un caposaldo essenziale della memoria – ha commentato la dirigente Ida Cimmino -. Lavorare con gli studenti in percorsi di ricerca che li conducano a ricostruire frammenti di vite passate sui luoghi che ogni giorno frequentano e drammaticamente spezzate dai grandi eventi della storia, li rende consapevoli di quanta parte della costruzione di un mondo diverso e migliore dipenda dal sapersi assumere la propria quotidiana responsabilità di cambiamento, agita in gesti semplici ed essenziali. Non c’è nulla di peggio che assuefarsi al dolore e alle sofferenze dei più deboli, tanto da non coglierne più il grido. La responsabilità delle proprie azioni e la consapevolezza che ogni gesto può incidere in modo positivo o negativo su coloro che condividono il nostro quotidiano è l’antidoto migliore alla “frantumazione delle responsabilità” che è in grado di allontanarci dalle conseguenze delle nostre azioni e che rappresenta la più drammatica eredità della Shoah e degli altri orrori della cosiddetta società moderna».

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