lunedì, Dicembre 23, 2024

La “nuova normalità”: cosa viviamo
e cosa cambierà dopo il coronavirus

SCUOLA - Il docente dell'Ipsia Corridoni Massimiliano Fiorani fa il punto della situazione sui tanti cambiamenti che la quarantena da Covid-19 ha comportato e soprattutto di cosa dovremo aspettarci alla fine del periodo a casa

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Il momento che stiamo vivendo, conseguente al Coronavirus, non solo non è semplice, ma ha ovviamente portato degli enormi cambiamenti nelle nostre routine, a cominciare dall’immenso lavoro che il personale di medico di tutta Italia sta svolgendo per curarci e salvarci, fino ai cambiamenti economici, nel lavoro, nel mondo dell’istruzione e dell’università e ovviamente nella nostra quotidianità. Il virus ci ha costretti a “cambiare le nostre abitudini”, questo l’hanno detto diversi governanti, tra cui il presidente del consiglio Giuseppe Conte, chiarendo che con impegno e sforzo da parte di tutti, presto ritorneremo alla normalità. Ma quale normalità ci aspetta? Questa la domanda che si è posta Massimiliano Fiorani, docente della sede di Corridonia dell’Ipsia “F. Corridoni”, che ha voluto fare delle ipotesi e chiarire che di certo nulla sarà più come prima, perché esperienze come queste sono cose importanti e di rilievo da cui trarre insegnamenti per il futuro.

dal BlogIpsia: https://blogipsia.wordpress.com/2020/03/27/la-nuova-normalita/

di Massimiliano Fiorani, docente della sede di Corridonia

Viviamo un tempo sospeso, condizionati dal virus, un’esistenza temporaneamente in bilico dove a prevalere è l’intento di sopravvivere, pensando che bisogna resistere e continuare. Il “desiderio di normalità” di ciascuno di noi e le comprensibili disperate pressioni di chi tra noi soffrirà di più sul piano economico, ci porteranno piano piano, un giorno dopo l’altro, a diventare un po’ più fatalisti. Nessuno poteva immaginare qualche mese fa che avremmo dovuto vivere questo difficile periodo: la sofferenza dei contagiati, il dolore per i morti, lo stress e l’abnegazione di tutto il personale sanitario, la sospensione delle attività culturali, la chiusura di molti settori produttivi, la forzata e doverosa “reclusione” delle tante persone rinchiuse a casa.

Il Virus ha profondamente rivoluzionato la nostra vita, ci ha costretti a “cambiare le nostre abitudini” come più volte ci è stato detto anche dai nostri governanti. Molti ora puntano il dito su quanti dovevano essere lungimiranti e prevedere una tale situazione e non hanno agito tempestivamente per evitare la diffusione del contagio causando problematiche, disagi e perdite a tutta la popolazione. L’Italia sta pagando a caro prezzo la sua iniziale impreparazione ma nessuno degli altri Stati nel mondo ha saputo prendere esempio nel momento in cui ci si è resi conto della gravità della situazione e si è corsi all’attuazione di misure restrittive che si sono inasprite di giorno in giorno. Il virus inevitabilmente si è diffuso un po’ dappertutto e la maggior parte della popolazione mondiale ora si trova nelle stesse identiche condizione di paura, tensione e speranza.

Tutti ci auguriamo che questa angosciosa situazione finisca il prima possibile e si ritorni alla normalità. Ma io mi domando, quale sarà la nuova normalità: uscire il meno possibile, viaggiare il meno possibile, riunirsi il meno possibile, rischiare il meno possibile. Il tutto a costo di tollerare l’atrofizzarsi delle nostre vite e quindi, pur di salvarle, anche le dolorose conseguenze che ne arriveranno. Ci sarà comunque una stagione di adattamento e vedremo un’esplosione di nuovi servizi: le palestre cominceranno a vendere attrezzature per esercizio a casa e fare sessioni online, i ristoranti si attrezzeranno per offrire menù d’asporto con consegna a domicilio per ogni tipo di occasione, la didattica a distanza sarà sempre più richiesta e personalizzata a qualsiasi esigenza. Questo è uno scenario pessimistico ma sicuramente alcune cose non torneranno più come prima e da questo periodo della nostra esistenza, dovremo trarre un grande insegnamento, un monito per il futuro, un passaggio che dovrà metterci in guardia sulle future scelte politiche.

Se non rafforzeremo i nostri legami sociali in base a un solido senso di responsabilità reciproca, vorrà dire che non avremo imparato nulla dalle attuali difficoltà. Per fortuna, in queste giornate così pesanti e drammatiche, tante iniziative a sfondo solidale sono un segnale tangibile che il senso di umanità ancora vince su una visione del prossimo come ostacolo e inciampo. Il mondo è cambiato tante volte e sta cambiando di nuovo. In questi giorni, chiusi in casa, abbiamo sperimentato nuovi modi di insegnare, di lavorare, di stare insieme. Abbiamo riscoperto le nostre passioni, abbiamo messo alla prova le nostre relazioni familiari. Internet, oggi più che mai, rappresenta la nostra speranza, il filo che ci tiene uniti, la nostra piazza virtuale, uno strumento di diffusione dell’equità sociale. Dovremo adattarci ai nuovi cambiamenti e pensare che siamo cittadini del mondo e che viviamo in un’unica grande comunità che deve crescere e svilupparsi superando le comuni problematiche per portare ovunque benessere e sconfiggere le ingiustizie sociali.

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