lunedì, Dicembre 23, 2024

I robot prendono vita e fanno anche sumo
«Ma sono nulla senza intelligenza umana»

TREIA - I professori Andrea Giannangeli e Federico Teloni raccontano l'esperienza di didattica aperta e il laboratorio di programmazione

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Alice e Irene durante il trasferimento dati

In alto il video dimostrativo del lavoro effettuato di Leonardo Sacchi

Andrea Giannangeli e Federico Teloni, docenti dell’istituto comprensivo “Egisto Paladini” – Scuola Secondaria di Primo grado a Treia, raccontano la loro esperienza di didattica aperta, in particolare con riferimento al laboratorio di coding e robotica.

«Anche il quarto anno di sperimentazione del progetto “Miglioramento come Regola – Recupero e Potenziamento a Classi Aperte in matematica” della Scuola secondaria di primo grado di Treia, si è concluso e ci permette di ribadire l’importanza della didattica differenziata per soddisfare i bisogni educativi degli alunni più “bisognosi” e più “meritevoli”.
Oltre ai risultati raggiunti, come la riduzione delle insufficienze a favore dell’incremento delle fasce medio-alte, ciò che più ci incoraggia a proseguire questo percorso curricolare, sono gli alunni e le alunne stessi.
Infatti è proprio dal feedback positivo che riceviamo dagli alunni e dalle alunne , che frequentano le superiori, che ci indica la correttezza del percorso intrapreso. La loro gratitudine per il lavoro svolto insieme va oltre ogni voto e fatica spesa. Inoltre, in questa fine di anno scolastico, abbiamo introdotto una nuova “classe aperta”, appositamente dedicata alla robotica e al coding con il docente Andrea Giannangeli e la collaborazione del docente Paolo Pecchia. Gli alunni hanno sviluppato e sperimentato alcuni esempi di programmazione con il robot Mbot, avviando in questo modo anche il nuovo laboratorio di robotica e ambienti didattici innovativi finanziato dalla Lube cucine e Beko elettrodomestici.
I lavori prodotti dagli alunni e dalle alunne saranno illustrati durante la sessione orale dell’Esame di Stato delle classi terze. I robot sono stati programmati con il software mBlock, che utilizza lo stesso linguaggio di programmazione a blocchi di Scracth, per eseguire semplici azioni (grazie ai sensori ad ultrasuoni e di linea) accompagnate da animazioni (tramite matrice a led), suoni e luci. Nello specifico i robot sono stati programmati per seguire una linea o non uscire da un perimetro, evitare un ostacolo, fermarsi in presenza del vuoto, gareggiare in una competizione di “sumo bot”.
Il successo di questa iniziativa è stato grandissimo, così come l’entusiasmo espresso dagli alunni e dalle alunne, in gran parte autonomi nel modificare il codice originale del programma e nel gestire soprattutto l’organizzazione di questa nuova forma laboratoriale (creare un programma al pc, sperimentare, verificare la correttezza dell’esecuzione, correggere il codice o apportare modifiche, individuare una forma di utilizzo nella pratica reale). Il lavoro ha avuto anche un riscontro in classe con discussioni guidate sulle nuove tecnologie e il rapporto che si sta instaurando tra gli “umani” e la robotica. Alice, alunna di classe terza, non ha dubbi. Partecipando al laboratorio di robotica e dopo aver visto il film “Tempi moderni” di Charlie Chaplin conclude: «Il film voleva mettere in guardia l’umanità sul rischio che le macchine avessero preso il sopravvento sugli uomini. Avvicinandomi al mondo della programmazione informatica e della robotica ho capito che l’intelligenza umana sarà sempre la protagonista e la programmatrice di qualsiasi dispositivo tecnologico e robotico. Ciò che l’uomo realizza lo deve governare e indirizzare al bene comune».

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