A pochi giorni dalla giornata della memoria ed in vista dell’8 marzo, i giovani studenti e studentesse del liceo scientifico “G.Galilei” hanno affrontato quello che oggi si definisce “l’Olocausto rosa”. Guidati da un relatore di eccezione, il dottor Mario Paciaroni, già procuratore della Repubblica al Tribunale di Macerata, gli allievi del triennio del liceo hanno approfondito il fenomeno, le cause, la disciplina giuridica e i possibili rimedi allo stesso.
«Amore è donarsi all’altro senza pretendere nulla in cambio – ha sottolineato il Giudice Paciaroni, – non esiste amore malato o amore criminale e, se già alla parola amore si aggiunge un aggettivo, non è più amore». Ed ancora, «le scuole lavorino con gli studenti su questo tema, li educhino al rispetto dell’altro, del sesso femminile, della donna, inserendo l’argomento nelle lezioni curricolari. Non si può parlare di femminicidio solo due volte l’anno – il 25 novembre perché è la giornata del Femminicidio e l’8 marzo perché è la festa della donna- ma ogni giorno. I giovani di oggi devono prendere coscienza delle piaghe della società e la violenza di genere è una delle peggiori».
Non è mancata una testimonianza diretta da parte di una donna, ospite dell’Assemblea, madre di una bambina con cui è fuggita ai maltrattamenti ed alle violenze del marito grazie al supporto degli assistenti sociali e delle associazioni antiviolenza, che ha accettato di raccontare la sua esperienza dinanzi ad una platea di studenti e studentesse silenziosi e recettivi, a cui ha detto: «denunciate ragazzi, non siate mai complici ma trovate il coraggio di denunciare. Non è vero che si è soli come il vostro carnefice vuole farvi credere; ci sono associazioni e personale specializzato pronti ad accogliervi e a proteggervi». Nonostante quindi il cavilloso e lungo iter processuale a cui il dottor Paciaroni ha fatto esplicito riferimento, il primo passo per opporsi alla violenza di genere è sempre denunciare.
Dopo un vivace ed acceso dibattito, sulle note della famosa canzone “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia, si è chiuso l’incontro su quello che non può e non deve essere un orrore quotidiano ma un male da estirpare.