lunedì, Dicembre 23, 2024

Dimmi chi era Enrico Mattei,
a lezione col santo petroliere

RECANATI - Il giornalista Maurizio Verdenelli ha incontrato gli studenti dell'itis per spiegare il personaggio che da il nome alla loro scuola. Una immersione nella storia recente dell'Italia passando tra complotti, Pasolini e casi ancora irrisolti

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Maurizio Verdenelli con gli studenti dell’itis Mattei
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Maurizio Verdenelli

(foto di Luciano Carletti)

Metti, una mattina all’aula multimediale ‘Franco Foschi’ dell’Itis Enrico Mattei di Recanati (inaugurata dal ministro Poletti) con ‘Il futuro tradito’. L’indicazione è quella circa una possibile rivisitazione della storia del ‘900 a cominciare dalla Prima Guerra Mondiale – con un excursus rapido sull’Impresa dei Mille – per finire ad Enrico Mattei ed ancora più in avanti con Mauro De Mauro, Pier Paolo Pasolini e la richiesta, a fine 2015, di una commissione d’indagine parlamentare. Che riaprendo il caso dello scrittore ucciso 41 anni fa, lo leghi alla fine violenta di Enrico Mattei, fondatore e primo presidente dell’Eni – nato nel 1906 ad Acqualagna, nel 1953 cittadino ad honorem di Matelica, morto nell’ottobre del ‘62 nel cielo di Bascapè nell’esplosione del bireattore dell’Eni.

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Gli alunni presenti all’incontro

Il futuro tradito? E’ il tema, già nel titolo, del secondo libro sul ‘Santo petroliere’ che l’autore, il giornalista Maurizio Verdenelli (Ilari editore) ha presentato agli studenti delle classi quinte dell’Itis recanatese, nel cinquantenario della fondazione. Le scosse di fine ottobre avevano fatto rinviare l’appuntamento ma la tenacia della professoressa Beatrice Gubinelli, delegata all’organizzazione, ha avuto la meglio. Per i ragazzi una ‘full immersion’ anche sulla più stretta attualità dove hanno fatto capolino la spending review, auto blu (Mattei l’aveva già tagliate all’Eni negli anni 50: “Gli americani si fanno certe risate quando sentono che i dirigenti italiani si fanno accompagnare al lavoro, in auto” disse) e perfino Matteo Renzi cui l’on. Paolo Bolognesi ed altri 60 deputati avevano chiesto d’aprire l’indagine su Pasolini nel novembre di due anni fa. Anche lui, Pasolini, secondo versioni sempre più accreditate, morto come Mauro de Mauro sulla strada che portava ai responsabili dell’ampia ‘cordata’ nazionale ed internazionale che nel ’62 si sarebbe costituita per eliminare l’ingombrante presidente dell’Eni. “La sua morte venne pianificata già nel febbraio del ’62 quando fu chiaro che non si sarebbe fatto da parte in vista dell’eventuale rielezione alla presidenza dell’ente, nella primavera del ‘63” ha scritto il dottor Vincenzo Calia, allora Pm di Pavia, nella sentenza del 2005 con la quale si è definito il carattere doloso di quello che era stato descritto ufficialmente dalla commissione ministeriale d’inchiesta, ‘incidente aereo’.

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La lettura di alcuni testi legati a Mattei

Verdenelli, ai ragazzi dell’Itis, ha raccontato inoltre un fatto inedito. Solo per poche centinaia di metri, l’indagine fu affidata alla Procura di Pavia, territorio al confine con quello di Lodi. Quella sera del 27 ottobre sotto la pioggia nel bosco di Bascapè s’incontrarono infatti i magistrati delle due Procure. “Mio padre, pm a Lodi, era pronto a farsi carico dell’inchiesta, ma il sopralluogo accertò che il territorio era nella competenza della procura pavese: di questo fatto mi parlò alcune volte” racconta il figlio, Bruno Mandrelli, avvocato maceratese, consigliere comunale e già assessore. Quasi sicuramente non avrebbe avuto sorte diversa il primo esito dell’indagine “cui fu messo un tappo”, così come rivelarono a Calia gli stessi carabinieri del luogo che si videro sottratto dagli uomini subitaneamente arrivati da Roma, il prosieguo del lavoro nella ricerca della verità. Emersa, seppure tardivamente, oltre 40 anni dopo.

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Gli organizzatori dell’incontro

Dagli studenti dell’Itis attenzione e tanta curiosità, anche e soprattutto dai ragazzi di origine non italiana che del Paese d’adozione chiedono di conoscere storia e tradizione con fervore. Un’esperienza dunque riuscita. Anche grazie all’approfondimento tramite il docufilm dell’Archivio storico dell’Eni “Petrolio e Potere. La sfida di Enrico Mattei”, il reading della piece ‘In morte di un petroliere e di un giornalista’ con la professoressa Marta Ricci (che ha collaborato con la prof. Gubinelli nella cura dell’evento) e con l’attore Maurizio Angeletti. In video anche spezzoni di interviste, lettere, documentazione attorno al caso Mattei con testimonianze di Indro Montanelli e Giorgio Bocca. Proiettata anche un’intervista all’avv. Stefano Maccioni, legale della famiglia Pasolini: rivelati i legami di queste due morti ‘eccellenti’ che hanno scosso la coscienza civile dell’Italia. Maccioni ha inoltre citato il film ‘rivelatore’ (in video scene tagliate senza audio e con fermo immagine) ‘La macchinazione’ di David Grieco sulla fine di Pasolini. Lo studente Bogdan Petrout è stato un bravissimo operatore ‘alla macchina’ collaborando anch’egli con diligenza e cura, al successo dell’iniziativa che ha fatto conoscere ai giovani dell’Itis la straordinaria figura dell’uomo al quale è intitolata la loro bella scuola. Offrendo inoltre spessore e significato ‘storico’ alla bella e rara foto posta all’ingresso dell’Itis. Seppure indicato come presidente di Agip, carica che deteneva al pari di tutte le altre società del gruppo Eni che aveva fondato, c’è Enrico Mattei con un libro in mano.

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1 COMMENT

  1. Enrico Mattei

    LombardiaMarche
    Nato ad Acqualagna (Pesaro) il 29 aprile 1906, morto il 27 ottobre 1962 in un incidente aereo a Bescapè (Pavia), dirigente industriale.
    Inizialmente operaio, poi tecnico e dirigente d’azienda. Nel ’31, trasferitosi a Milano, avvia un proprio laboratorio chimico, avvicinandosi alla sinistra cattolica antifascista. Nel settembre ’43 promuove a Matelica un primo gruppo di patrioti e di simpatizzanti della Resistenza. A Milano nell’ estate ’44 rappresenta il Partito democratico cristiano (DC) nel Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (CVL); organizzatore e dirigente delle formazioni partigiane cattoliche. Arrestato in ottobre dalla polizia fascista, evade dal carcere di Como. Apprezzato negli ambienti industriali e imprenditoriali, procura notevoli appoggi e aiuti materiali al movimento antifascista e alla Resistenza. Dopo la liberazione si impegna all’Ufficio stralcio del CVL. In seguito è nominato dal governo commissario dell’AGIP (Azienda Petroli). Animatore della produzione metanifera italiana in Lombardia e a Cortemaggiore, nel ’53 costituisce l’Ente nazionale idrocarburi (ENI) portando ad alti livelli l’industria petrolifera italiana. Membro della Consulta nazionale (che prepara le elezioni e l’Assemblea costituente), esponente di rilievo della DC, deputato al Parlamento. Muore nel ’62 in un incidente aereo le cui reali cause non sono mai state chiarite.

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