lunedì, Dicembre 23, 2024

Terremoto, anche i nostri avi
dormivano fuori casa

STORIA - Gli abitanti delle Marche e della provincia di Macerata convivono da secoli con gli eventi sismici. Testimonianze e aneddoti sono stati registrati negli annali

disegnini bambina terremoto
Il disegno di Virea per la nonna

Non ne puoi proprio più della terra che trema e che fa impaurire tutti? Persino la tua mamma e il tuo papà si spaventano e non li hai mai visti così? Ti capiamo perfettamente. Non è una bella sensazione. Devi sapere però che i maceratesi e i marchigiani convivono praticamente da sempre con il terremoto e anche quando la terra tremante ha distrutto case e chiese, sono sempre riusciti a mettere tutto a posto.
Pensa che l’Appennino umbro-marchigiano è interessato da scosse già nel 99 a.C. Nel 56 a.C., la città di Potentia (vicino Porto Recanati) fu parzialmente danneggiata tanto da rendere necessarie alcune opere di ricostruzione: venne restaurato il tempio di Giove, edificati il mercato coperto a nord del tempio, un edificio termale ad est ed edifici privati a nord-est. A ovest e nord della città furono realizzate le necropoli di cui oggi abbiamo testimonianza nel monumento funerario denominato il Torraccio.
Andando avanti nel tempo si arriva al 1279, anno in cui gli annali benedettini (una specie di giornale scritto dai monaci) e antiche cronache annotano di forti scosse che causarono rovine in città importanti quali Norcia e Camerino e a causa delle quali, nel Castello di Serravalle, una frana alterò il corso del fiume. E se la Valnerina fu tartassata di scosse prima nel 1328 poi nel 1477 e ancora nel 1599, minori furono i danni nell’area maceratese interessata.

Una piccola tolentinate disegna in piazza dopo essere uscita da casa per il terremoto
Una piccola tolentinate disegna in piazza dopo essere uscita da casa per il terremoto (Foto Andrea Petinari)

Giungiamo così al 1700, un secolo particolarmente intenso dal punto di vista sismico. Nel 1703, quando tutta l’Italia Centrale fu interessata da una sequenza sismica durata oltre un anno, caratterizzata da tre forti scosse nel volgere di due settimane, fra le più violente e distruttive della storia italiana. In quel periodo i terremoti furono avvertiti distintamente in tutta la nostra provincia e alcuni comuni furono anche danneggiati, tra questi Camerino e San Severino. In particolare di San Severino parla Raoul Paciaroni nel suo testo “Memorie sismiche sanseverinati” nel quale riferisce: “I movimenti tellurici che per secoli hanno scosso la città non hanno mai causato vittime o feriti gravi e ciò viene attribuito alla protezione di San Severino, il quale sarebbe il cugino di Sant’Emidio, protettore dai danni del terremoto e che con lui ci fosse quasi un patto di non far scatenare le forze distruttrici sulla città. Si vuole che Sant’ Emidio abbia detto a San Severino : “Te sgrullo ma non te lamo” e finora la promessa è stata mantenuta”.

Al di là del lato folcloristico della storia Paciaroni raccoglie anche testimonianze del terremoto del 1703: “Verso le due di notte del 14 gennaio si verificò il primo terremoto che distrusse quasi completamente Norcia, fu gravissimo nel territorio Aquilano e fu sentito anche a Roma. Il Landi (testimone dell’epoca ndr) scrive: “Li due febbraio del medesimo anno dedicato dalla Chiesa alla Purificazione della Vergine Immacolata, verso le 19 si sentirono due orribili scosse di tremuoto molto più impetuose di quelle del 14 gennaio e furono sì universali per tutta l’Italia che da ogni parte di essa vennero lagrimosi avvisi di dirroccamenti di chiese e molteplici abitazioni di città, castelli e ville”. Fra le soluzioni prese nei giorni successivi, si narra di solenni processioni con le reliquie  dei santi più insigni. Diffusa nei secoli anche la tendenza ad abbandonare le proprie case e dormire all’aperto come sta succedendo in questo giorni ad Ascoli Piceno, di cui Sant’Emidio è il patrono.

Il disegno di Caterina G., 7 anni, scuola Salvo D'Acquisto
Il disegno di Caterina G., 7 anni, scuola Salvo D’Acquisto

Tra le tante scosse sismiche del 1700 da segnalare quella del 1785 che colpì l’Alta Valle del Chienti, in particolare Muccia e Serravalle, in un momento di forte disagio economico e quella del luglio 1799 che colpì duramente la zona di Camerino. Si narra  che i sanseverinati abitarono per una ventina di giorni fuori dalle loro case finchè non arrivò una tempesta che li costrinse a rientrare nelle loro abitazioni, nonostante le scossette continuassero. Nel 1832 una sequenza sismica interessò Camerino per oltre un mese, l’amministrazione pontificia lo considerò un evento irrilevante e gli aiuti giunsero più in forma spirituale che materiale. Ne abbiamo testimonianza in una lettera che il governatore di Visso Paolo Canonici scrisse a Monsignor Cagiano: “Niun danno è accaduto ai fabbricati di questa Comune solidamente costruiti (…) si vocifera che l’origine più prossima di questo terremoto sia nelle vicinanze di Fiastra e Bolognola, delegazione di Camerino. Questa popolazione fu colpita da un certo spavento nella prima scossa ed abbandonò le proprie abitazioni. Non ebbe luogo disordine alcuno, tanto facile ad avvenire in simili casi; ora si fanno Pubbliche Preci da questi devoti miei amministrati, onde implorare dal Cielo che allontani gli effetti di tanto flagello.”

Ancora Serravalle, tristemente protagonista nel 1879 quando un terremoto classificato come rovinoso colpì la Valnerina in mezzo a un turbinare di sabbia rossa portata da piogge scroscianti. Nel 1979 la Valnerina fu investita da un’onda sismica. Nel 1972 fu l’Anconetano ad essere sconvolto da gravi fenomeni sismici, anche in quel caso la nostra provincia, pur essendo al margine, visse un momento difficile: molti trascorsero intere nottate all’aperto e fu persino organizzata una tendopoli nell’oratorio salesiano maceratese.

Il sisma del 1997 è storia dei nostri giorni e noi adulti ne portiamo ancora nel cuore un ricordo indelebile ma è bene ricordare che le case ricostruite bene, con criteri antisismici, sono quelle che hanno resistito e hanno protetto tante famiglie.

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