lunedì, Dicembre 23, 2024

La risposta maceratese
al papà anti-compiti delle vacanze

MACERATA - Andrea Ferroni racconta la sua esperienza con i tre figli: "Credo che farli sia una grande occasione di crescita personale e per trovare una comune complicità culturale e intellettuale"

Cesare Catà
Cesare Catà

Quest’anno, purtroppo, molti studenti maceratesi hanno avuto più tempo per fare i compiti delle vacanze. Diverse scuole, infatti, hanno riaperto in ritardo a causa del sisma del 24 agosto che ha lesionato aule ed interi edifici.
Se la scuola inizia in ritardo, puntuale come un orologio ritorna invece il dibattito sui compiti delle vacanze. C’è chi sostiene che sono necessari per tenersi in allenamento, chi invece dice che tolgono tempo ad esperienze che si possono fare solo durante l’estate.

Qualche anno fa fecero molto scalpore i compiti assegnati da Cesare Catà, insegnante e filosofo di Porto San Giorgio che tra le altre cose suggeriva “Guardate l’alba, leggete e sognate il vostro futuro”.

Quest’anno a riaprire la discussione è stato Marino Peiretti, papà di Mattia che frequenta la terza media alla Vidoletti di Varese. Il primo giorno di scuola ha scritto una giustificazione per spiegare come mai il figlio, come ogni anno, non aveva fatto i compiti: «Voi avete nove mesi per dargli nozioni e cultura, io tre mesi per insegnargli a vivere» ha scritto il papà raccontando che insieme hanno fatto lunghe gite in bici, vita da campeggio, gestione della casa e costruito la nuova scrivania.

La lettera, pubblicata anche su Facebook, ha suscitato molte reazioni, tra le quali quella di Andrea Ferroni, papà di 3 figli di Macerata che scrive: «Vorrei informarvi che, come ogni anno, i miei figli hanno svolto i compiti estivi. Nonostante ciò – incredibile a dirsi – abbiamo fatto molte altre cose durante la stagione estiva: lunghi giri in bici, lunghissime passeggiate, canti più o meno intonati, schitarrate più o meno accordate, pic nic, gite, giochi, balli, sport, ruote e verticali».

 

Andrea Ferroni
Andrea Ferroni

Ferroni si rivolge direttamente a Marino Peiretti che diceva di aver sponsorizzato il figlio nel suo interesse primario, la programmazione elettronica. «Al contrario del signor Peiretti non ho sponsorizzato le attività dei miei figli perché essi, non essendo un prodotto commerciale, non necessitano di sponsor. Diciamo che non ho ancora capito bene quali siano le vocazioni primarie dei miei figli, ma di sicuro ho cercato di destare in loro l’interesse anche per ciò che di solito non riescono ad apprezzare o considerano poco divertente. Ad esempio, loro non sono esattamente degli appassionati di matematica ma io, proprio per questo, ho ritenuto giusto insistere affinché la studiassero con molta attenzione. Stessa cosa per la musica strumentale. Stessa cosa per la pallavolo, per cui non sembrano granché portati. Infatti, sono convinto che una buona formazione non debba tener conto soltanto delle naturali inclinazioni dei ragazzi, che vanno certo coltivate, ma vada orientata anche a ciò che ai ragazzi sembra ostico o ciò verso cui non provano naturale simpatia. È così che secondo me si sviluppa una mente aperta e non unilaterale.
lettera_andrea_ferroniPer questo ringrazio la scuola italiana che, nonostante le carenze, offre un ampio panorama di discipline ed esperienze attraverso cui mettere alla prova il pensiero, le parole e il cuore dei miei figli. Ringrazio anche gli insegnanti che mettono sempre in primo piano la loro professionalità e la loro passione per l’insegnamento».
Il papà maceratese conclude dicendo la sua sui compiti: «Senza bisogno di scomodare qualche avvocato che sostenga la mia tesi –anche perché dalle mie parti è difficile trovare avvocati pedagogisti -, credo che i compiti per le vacanze, e in generale i compiti, non siano mai deleteri, se non sono eccessivi, perché, oltre ad essere un dovere istituzionale (ed è importante che i figli rispettino le regole che contribuiscono a formare una società civile), sono una grande occasione di crescita personale e, se eseguiti ogni tanto insieme ai genitori, anche un’occasione per trovare una comune complicità culturale e intellettuale.
Certo che non ci siano contrapposizioni tra i nove mesi di vita in cui i miei figli crescono e imparano quando sono con gli insegnanti e i tre mesi di vita in cui crescono e imparano con la loro famiglia».

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1 COMMENT

  1. Apprezzo molto le sue motivazioni pro compiti ed aggiungerei anche, come madre di tre figli ormai grandi e come insegnante che oltre la valenza educativa di condivisione dei contenuti del “lavoro” scolastico domestico c’è un altro valore che si sta perdendo.
    Il valore del SACRIFICIO, nell’eseguire un compito che non mi piace e non mi va di fare, allena a tanti altri momenti della vita in cui mi dovrò impegnare a fare quello che DEVO.

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