domenica, Dicembre 22, 2024

Sai cosa vuol dire essere razzista?

PER CAPIRE - Lo scrittore Tahar Ben Jelloun dice: “Il razzismo è ciò che trasforma le differenze in disuguaglianze”. pensa alla tua famiglia, magari hai un fratellino o una sorellina, e a quanto siete differenti. Tutte quelle differenze vi rendono unici al mondo

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di Paola Nicolini*

Certamente in questi giorni avrai sentito parlare di un bruttissimo episodio di violenza avvenuto a pochi passi dalle nostre case, nel comune di Fermo, dove un uomo di colore ha perso la vita in seguito a uno scontro con un abitante locale che aveva insultato sua moglie chiamandola “scimmia africana”. Immagino che tu abbia ascoltato quanto riportano le tv e forse che ti sia chiesto che cosa significa essere razzisti, perché questa è la parola che più è stata usata per commentare questo triste fatto. Così ho pensato di provare a spiegare un po’, in modo che ne potrai discutere a casa, con i familiari e con gli amici, per avere una tua idea precisa e documentata.

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Lo scrittore Tahar Ben Jelloun

In un libro dedicato alla sua bambina, “Il razzismo spiegato a mia figlia” (Ed. Bompiani), un celebre scrittore di nome Tahar Ben Jelloun si è impegnato a chiarire con parole comprensibili anche ai più piccoli come nasce il razzismo e perché a volte prende il sopravvento nelle relazioni con gli altri, sia a livello personale (cioè nelle relazioni tra singole persone) sia a livello sociale (cioè nelle relazioni tra gruppi di persone). Tahar dice: “Il razzismo è ciò che trasforma le differenze in disuguaglianze”.

bambiniPer capire meglio cosa significa in pratica questa frase, pensa alla tua famiglia, magari hai un fratellino o una sorellina, e pensa a quanto siete differenti. Nei capelli e nel colore degli occhi, nei gusti alimentari, nelle scelte dei giochi e dei vestiti da indossare, nella scelta degli amici e delle amiche, nello sport che vi piace o non vi piace fare, nella musica che volete o non volete ascoltare… e così via. Tutte queste differenze vi rendono unici al mondo. Ora però pensa se i tuoi familiari decidessero che i capelli e il colore degli occhi migliori al mondo siano quelli della tua sorellina o del tuo fratellino: accidenti, e tu? Saresti considerato male solo perché non hai quei capelli e quel colore degli occhi. Oppure pensa se i giochi o i vestiti che sceglie la tua sorellina o il tuo fratellino improvvisamente fossero considerati così unici, importanti e speciali che quelli che piacciono a te non verrebbero più comprati. Non solo, forse verrebbero anche buttati via quelli che hai già, perché non più valutati buoni e divertenti o belli e funzionali.

pupazziO immagina di dover praticare lo sport o ascoltare la musica che piace al tuo fratellino o alla tua sorellina perché inaspettatamente i grandi hanno deciso che quello sport e quella musica sono eccellenti e superiori a quelli di tuo gusto. Ecco, in tutti questi casi le vostre differenze non sarebbero rispettate e diventerebbero disuguaglianze. In tutti questi casi un elemento facente parte del mondo del tuo fratellino o della tua sorellina verrebbe preso a modello e imposto come se fosse l’unico modo di vivere e di essere al mondo. Forse tu non potresti far altro che adeguarti oppure sentirti costantemente fuori luogo, “diverso”, non considerato. In tutti questi casi, e per fortuna non è così, le tue differenze così considerate generebbero una disuguaglianza: quel che va bene a una persona diventerebbe il metro di misura anche per tutte le tue cose.

scuolaSi capisce che questo modo non può andare bene e che tu stesso ti ribelleresti a questo trattamento, se avvenisse, cercando di far valere i tuoi diritti e di far capire agli altri il valore dei tuoi gusti, delle tue preferenze, delle tue scelte, discutendone e proponendo costantemente un cambiamento di direzione nella vita quotidiana. Ora prova a spostare questo ragionamento a un altro livello, ad esempio alla tua classe, in cui magari c’è un bambino nero o una bambina cinese. Il loro colore della pelle e la forma dei loro occhi è diversa dalla tua, ma non per questo il tuo compagno o la tua compagna di scuola sono “sbagliati” o “impropri”. Può darsi che una compagna di scuola indossi un velo e che un tuo compagno non mangi carne di maiale. Può darsi che ascoltino musica che a te non piace o preghino in modo per te del tutto estraneo. Queste sono usanze e modi dei loro popoli, che a te sembrano strane perché ne abbiamo delle altre. Non per questo, però, le nostre sono le migliori. Ti è più chiaro ora? A volte capita che persone appartenenti ad altri popoli, con colore della pelle, tradizioni, usanze, linguaggi siano solo numericamente minori nelle nostre scuole. Ma immagina di essere tu a doverti trasferire nelle loro terre: allora saresti tu in minoranza e il tuo colore della pelle, le tue tradizioni, le tue usanze, la tua lingua sarebbero diversi da quelli di tutti gli altri. Non vorresti comunque che fossero rispettati? Non vorresti a ogni modo essere considerato un bambino o una bambina, non vorresti farti delle amicizie, giocare con gli altri, trovare il modo di comunicare e di essere capito?

Se le persone intorno a te ti giudicassero così diverso da loro da non volerlo fare, allora sarebbero “razzisti”. Dice ancora Tahar, lo scrittore che ho citato prima: “Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri”. Perciò è importante studiare e andare a scuola, è importante leggere e ascoltare i racconti delle persone, soprattutto quelle che ci sembrano più diverse da noi, vincendo la paura che a volte ci tiene lontani. L’incontro tra persone è di grande aiuto nel comprendere le loro ragioni, i sentimenti, la loro visione del mondo.

Qualche anno fa, certamente tu ancora non eri nato, in Italia c’è stata una forte immigrazione di persone che fuggivano dall’Albania perché nella loro terra c’era la guerra civile. A quel tempo abbiamo lavorato nelle scuole per capire cosa bambine e bambini pensavano del fatto che tanti albanesi stavano arrivando in Italia e proprio qui da noi, nelle Marche. Questo è un testo che ha scritto un bambino a quei tempi e che mi sembra possa essere utile anche per te, per porti dei dubbi e fare delle distinzioni:

bambini leggono libri“Se per caso un gruppo di profughi albanesi dovesse presentarsi nel mio quartiere, vorrei che si comportassero bene nei confronti altrui, che non rubassero, e vorrei che facessero amicizia con gente per bene. Forse mi farei amico qualcuno di loro e per risolvere il caso “guerra in Albania” ci metterei tutte le mie forze, compresa la forza d’animo. Prima di tutto farei una ricerca sull’Albania, per vedere in che posizione sociale è, per capire se altri stati che la circondano sono sviluppati o meno poi vorrei sapere se oltre alla questione principale che ha portato a questo ce ne sono altre. Intanto ospiterei dei profughi di buon cuore a casa mia così potrei avere più informazioni sul problema. Mi metterei d’accordo con amici per andare in Comune e ricevere il foglio delle leggi italiane per assicurarmi che le cose che fa lo Stato siano giuste nei loro confronti. Dopo aver fatto tutto questo metterei in carcere gli albanesi disonesti, che fanno del male anche a chi li aiuta”.

*Paola Nicolini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, Università di Macerata

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2 COMMENTS

  1. Il razzismo è tutta propaganda politica generalmente di sinistra e soprattutto comunista, il razzismo non è altro che paura del nero, della notte, di qualcosa che appunto ci fa paura. Esempio: quando ero giovane avevo degli amici che mi giudicavano quasi pazzo, perché con altri amici andavo in montagna a sciare, fare sci alpinismo scalate vere e proprie nella roccia. Questi ultimi amici mi ritenevano coraggioso e bravo, mentre i primi, incapaci e paurosi, mi ritenevano un poco sciocco, avevano paura di tutto e nella vita non hanno concluso mai niente, mentre io coraggioso e intraprendente, mi sono creato un vita libera e con risultati economici apprezzabili. Quindi chi scimmiottano tanto i razzisti, sono a sua volta, razzisti più degli altri, si fingono soltanto diversi.

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