domenica, Dicembre 22, 2024

I bambini salutano l’arrivo di aprile
e cantano lo “Scacciamarzo”

TRADIZIONI - L'ultimo giorno di marzo tutti i bambini della campagna andavano a bussare alle porte delle case per chiedere dei regali. Il più importante era "l'uovo per la ciambella". Oggi la tradizione rivive a Monsano (LEGGI LA FILASTROCCA DELLO SCACCIAMARZO)

scacciamarzo
(foto d’archivio)

Finisce il mese di marzo che porta via il freddo dell’inverno. Nelle campagne marchigiane è tempo per una tradizione molto antica e divertente, quella dello “Scacciamarzo”. Lo Scacciamarzo è un canto rituale che i bambini delle campagne usavano intonare, andando a bussare a tutte le porte del paese. Questa tradizione era andata perduta fin quando nel 1979, a Corridonia nel maceratese, è stato rispolverato il rituale del “caccià marzu”. L’ultimo giorno del terzo mese, gruppi di bambini accompagnati dal rumore assordante di barattoli, campanacci e di uno strumento tradizionale fatto di canne chiamato  sgràciola andavano a cantare per i paesi portando l’allegria in tutte le case. In cambio ricevevano doni tra cui il tipico “ovo pe’ la ciambella”, ovvero l’uovo per il tipico dolce marchigiano a base di uova, farina e zucchero. Se però il dono non veniva o tardava a venire, i bambini intonavano verso i padroni di casa, chiamati vergara e vergaro, una serie di insulti e maledizioni.

scacciamarzo 2
(foto d’archivio)

Oggi la tradizione rivive a Monsano, nell’Anconetano, dove il 2 aprile la musica dello “Scacciamarzo” tornerà ad allietare le piazze e le strade. L’iniziativa si deve al Centro Tradizioni Popolari che come ogni anno invita tutti gli alunni della scuola Primaria di Monsano, praticamente più di cento bambini in festa. Nella mattinata il centro storico di Monsano sarà “travolto” da gruppi di bambini festosi, che chiederanno, in cambio dell’esecuzione dello “Scacciamarzo” piccole offerte di denaro, di dolciumi e soprattutto di uova, con le quali verranno fatte delle enormi frittate, che poi saranno offerte a tutti i bambini e i presenti, in una merenda comunitaria.

 

SCACCIAMARZO

Forra marzo dentro aprì’

fora ll’oi de’li contadì’

s’è ‘llamado lu camì’

me sse rrotta la pignola

fori vergara dacce ll’ova

si cce dai qualche cosetta

tutto lo  te se rifresca

ssi ccolesetta non ce voli dà’

tutto lo lì te se pozza seccà’

fade presto e non tardate

che dal ciel’ cadè lla brina

fa venì’ lla tremarella

dacce l’oi pe’ la ciambella

scappa fori ‘na vecchierella

con tre oi su llà pannella

scappa fori ‘u vecchierello

con tre oi su lu cappellu

scappa fori la vergara

con tre oi su llà spara

scappa fori lu vergà

con tre oi su lle mà’

fade presto e non tardate

che dal ciel’ cadè lla brina

fa venì’ lla tremarella

dacce l’oi pe’ la ciambella

e se nun ce dade niente

che vve pija ‘n’accidente

tanti chioi su ppe’ la porta

tanti cegoli lla la groppa

tante bollette sotto le scarpe

tanti cegoli llà le chiappe

tanti chioi su ppè llu muru

tanti cegoli lla llu culu.

LEGENDA:

fuori,  uova,  franato,  piccola giara di terracotta,  padrona di casa,  le gemme di lino,  qualche piccola cosa, grembiule,  salvietta da cucina,  capo di casa,  chiodi,  foruncoli,  dorso, chiodini

Gastone PIETRUCCI, Cultura Popolare Marchigiana, Jesi, 1985, p. 308, n. 373;

LA MACINA, C’era una volta Caterina nerina baffina de’la pimpirimpina…, Madau Dischi MD019,   1986, lato B,

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